DOLCI

Torta di grano saraceno

Ho imparato ad amare l’autunno in età adulta. Da bambina non era una stagione da me molto apprezzata…la trovavo infinitamente triste, le giornate più corte e spesso piovose. Adesso non è così. Specialmente il mese di ottobre entra fra i miei preferiti, la luce del giorno più ambrata, i colori accesi degli alberi con foglie dalle tonalità calde, il ritorno del forno acceso e anche delle candele profumate in casa. L’autunno è una stagione che insegna a lasciar andare, proprio come gli alberi, tutto ciò che più non serve alla nostra crescita o che ci migliora.

Beh, dopo tale premessa in cui affermo che si riparte con l’accensione del forno per cucinare le buone torte da credenza (anche se le temperature ancora inadeguatamente estive non sarebbero idonee), oggi condivido una torta che adoro e che fa parte della tradizione dolciaria del nord Italia, in particolare del mio amato Trentino Alto Adige. Si tratta della torta al grano saraceno con confettura di lamponi, una torta dal sapore aromatico e rustico che mi è sempre piaciuta e che è pure gluten free per cui davvero adatta alla colazione di tutti!

torta di grano saraceno e lamponi

Torta al grano saraceno e confettura di lamponi

(per 8 pp. – stampo 20 cm diametro)

Ingredienti

150 g farina di grano saraceno

150 g farina di nocciole (o mandorle)

140 g di zucchero semolato

120 g di burro semi fuso

2 uova grandi 

1 cucchiaio di grappa

1 cucchiaino colmo di bicarbonato di sodio

sale un pizzico

2 cucchiai di acqua tiepida (eventuale)

per guarnire

200/250 g confettura di lamponi

zucchero a velo

 

Procedimento

Montate gli albumi  a neve ben ferma e mettete da parte. In un’altra ciotola lavorate il burro semi sciolto con lo zucchero ed il pizzico di sale fino ad avere un composto omogeneo e spumoso. Unite la grappa e un tuorlo alla volta fino ad avere una crema omogenea. Aggiungete le farine a questo punto: la farina di grano saraceno, la farina di nocciole e il bicarbonato e mescolate bene.  Il composto risulterà corposo ed è normale, eventualmente aggiungete i due cucchiai di acqua tiepida. Mescolate bene  con spatola.

Unite adesso gli albumi montati ed incorporateli delicatamente con la spatola. Versate l’impasto in uno stampo da 20 cm imburrato ed infarinato con farina glutine free (oppure usate lo staccante spray). Cuocete in forno preriscaldato a 170° ventilato per circa 40 minuti, vale sempre la prova stecchino che deve uscire asciutto.

Fate raffreddare bene la torta. Tagliatela a metà in modo preciso per poterla farcire. Farcite dunque con la confettura di lamponi e decorate con zucchero a velo.

 

 

TRAVEL

Grecia on the road in 7 giorni

Meteora Grecia monastero

Un viaggio di quelli belli, quelli che più di altri rimarranno scolpiti nei ricordi. Specialmente adesso, che i figli son grandi, quando c’è la possibilità di viaggiare ancora tutti insieme mi sento grata, è un bagaglio che non pesa affatto, pieno di felicità che si riporta a casa…

Come siete abituati a leggere nelle pagine di questo blog i nostri sono viaggi molto itineranti e fisicamente impegnativi. La nostra idea di viaggio perfetto è scoprire più luoghi possibili non facendo i turisti ma i viaggiatori, zaino in spalla e via, on the road, facendo prevalere entusiasmo e voglia di conoscere  a dispetto della stanchezza. Questo è il nostro relax, la scoperta continua di nuove meraviglie e culture. Ogni volta scegliamo in famiglia insieme la meta, poi ho carta bianca  per tutta  l’organizzazione con itinerario, pernottamenti e visite. Ammetto che talvolta arriva qualche prevedibile e comprensibile imprecazione per i ritmi sostenuti della vacanza, tuttavia sono spot brevissimi e prevale la soddisfazione per un viaggio vissuto esattamente come siamo abituati per sentirci felici e appagati.

Questo nostro viaggio itinerante è stato perfetto per conoscere ed esplorare la Grecia continentale, ci siamo soffermati anche nei luoghi meno conosciuti dal turismo di massa e ci ha fatto assaporare questa nazione nella sua parte un po’ meno inflazionata rispetto alle spiagge da cartolina a cui tutti siamo abituati, una bella avventura on the road.

baia a Capo Sunio

Acropoli di Atene

Abbiamo volato da Fiumicino ad Atene e abbiamo frullato per 7 giorni con temperature poco ortodosse (se si può dire) e molti spostamenti non sempre rilassanti. La città di Atene, che è davvero il cuore pulsante della Grecia,  mi era stata presentata in modo molto diverso da come invece l’ho trovata, di cui mi sono innamorata peraltro. Si tratta di una grande città con grandi numeri e un traffico non banale, eppure anche nel caos mi è parsa ordinata, accogliente, pulita nonostante la popolosità. Si è presentata una capitale dall’atmosfera frizzante e molto giovane (mio marito direbbe “per forza, in giro trovi solo i giovani perché i vecchi non possono farcela ad attraversare la strada con un simile traffico! 😀 ) si è fatta amare fin dal primo sguardo, con i suoi colori, i palazzi dai terrazzi con piante che sbucano ovunque e i gatti che popolano i marciapiedi, Atene è una città da vivere a corsa e a passo lento al tempo stesso.

Ecco il nostro viaggio in luglio 2023:

giorno 1: arrivo ad Atene praticamente di notte a  causa  del ritardo del volo aereo (mica penserete ad un giorno perso? Nooo, abbiamo girellato nei dintorni di Fiumicino e poi ci siamo divertiti in aeroporto), ritiro auto a noleggio e sistemazione per la notte in appartamento vicino all’aeroporto (a letto alle 2)

giorno 2: (450 km) partenza da Atene ore 7,30, temperatura di 45 gradi reali e percepiti pure di più, in direzione nord, sosta a Delfi per vedere le famose rovine il tempio di Apollo e il tempio di Atena , poi ripartenza verso il museo a Termopili e passaggio da Lamia (questi ultimi due luoghi non li abbiamo trovati granché interessanti, forse un po’ demotivati per il caldo assurdo). Arrivo nel tardo pomeriggio a Kalambaka/ Kastelia, luoghi magici. Il nostro appartamento godeva di una suggestiva vista sulle falesie di arenaria dove sono edificati i monasteri. La sera siamo partiti in cerca della vista panoramica di Meteora con il calar del sole, suggestione e stupore puro. Poi prima di fiondarsi nel letto ci siamo goduti una cena tipica greca.

Delfi – Tempio di Apollo

Meteora – Monastero Varlaam

giorno 3: (250 km) partenza al mattino presto per la stupenda strada panoramica che collega tutti i monasteri a Meteora che letteralmente significa in mezzo all’aria, si tratta di una località molto conosciuta della Grecia settentrionale, importante e imponente centro della Chiesa ortodossa, dichiarata patrimonio dell’umanità mio trovo davvero si tratti di un patrimonio di rara bellezza. Solo sei monasteri ad oggi sono ancora abitati. Abbiamo passeggiato, fatto soste foto da togliere il fiato e visitato all’apertura il Monastero di Varlaam, veramente stupendo. Abbiamo trascorso tutta la mattina a zonzo in quei luoghi di una bellezza unica. Poi pranzo a Kalambaka e partenza per Itea, una località costiera non turistica circondata da montagne, con una spiaggia all’interno del Golfo di Corinto dal mare ciottoloso e molto calmo, un luogo rilassante con un lungo mare davvero carino. Qui abbiamo soggiornato in un hotel (l’unico di questi giorni) direttamente sulla spiaggia, con camere con terrazzo vista mare e di cui ricorderemo la perfetta accoglienza, il profumo di mare e i sorrisi. Itea peraltro ha un lungomare ricco di localizzi molto carino, infatti abbiamo optato per una cena di pesce sul mare.

Meteora panorama da strada panoramica

cena lungomare a Itea

Itea – chiesa ortodossa

giorno 4: (220 km) mattinata lenta, buona colazione locale e un po’ di relax al mare. Subito dopo pranzo siamo partiti per Atene. Sistemazione nel nostro appartamento in zona residenziale (Pangrati) adiacente allo stupendo stadio Panathinaiko  ed al centro della città e in serata salita sulla collina di Lycabettus con funivia. Da questa collina si può godere di una vista superlativa di tutta la città e soprattutto dell’Acropoli che vista da lì toglie il fiato, un panorama pazzesco. Poi siamo rientrati ed abbiamo cenato in un localino chic senza sembrarlo vicino al nostro appartamento.

Itea – mare nel Golfo di Corinto

Panathinaiko

vista serale dalla collina di Lycabettus

tramonto collina di Lycabettus

giorno 5: (350 km) partenza per visitare una grande opera di ingegneria di fine 1800, l’Istmo di Corinto che unisce la Grecia continentale alla penisola del Peloponneso, separando il Mar Ionio dal Mar Egeo. Imperdibile, una vista mozzafiato. Poi abbiamo proseguito per visitare Corinto antica con  il suo sito archeologico e poi abbiamo fatto una breve sosta a Loutraki, famosa località balneare a nord-est di Corinto. Siamo poi ripartiti senza farci frenare dal caldo verso Capo Sunio, il suo tempio di Poseidone a picco sul mare è davvero spettacolare. Prima di accedere  al tempio ci siamo concessi il più bel bagno di questa vacanza. Abbiamo trovato una caletta limpida e selvaggia che era accessibile da un sentiero immerso nella vegetazione, una piccolissima baia tutta per noi, cambio costumi, un tuffo rinfrescante e pronti per riaffrontare la calura! Siamo poi rientrati ad Atene passando per il Pireo e sosta obbligata al palazzetto  e allo Stadio della pace e dell’amicizia lì in zona. Cena greca nel nostro quartiere.

Istmo di Corinto

Corinto antica

giorno 6: (quasi 17 km) tutto il giorno dedicato alla città di Atene rigorosamente a piedi. Sveglia alle 6,45 direzione Partenone, che apre alle 8 in questo periodo, per non fare la coda sotto il sole. Inutile dire che già al mattino presto l’affluenza è notevole ma altrettanto notevole è la maestosità e meraviglia di un simile sito. Davvero un luogo da vedere una volta nella vita! Poi abbiamo proseguito alla volta di quartieri adiacenti. Anafiotika sono vicoletti situati ai piedi dell’Acropoli, è impressionante quanto risultino isolati rispetto alla città, le viuzze bianche sono immerse nella pace e nel silenzio come fossero un piccolo rifugio. Poi abbiamo camminato in direzione Piazza Syntagma, polo centrale del centro città dove abbiamo assistito al cambio della guardia. Abbiamo dunque proseguito per le vie turistiche e deliziose di Monastiraki. Non potevamo esimerci da una visita al Mercato Municipale Centrale dove la vita del commercio è verace e pulsante con il suo mercato del pesce e carne (peraltro segnalo in zona carne il ristorante Epirus molto tradizionale). Abbiamo poi pranzato in una terrazza panoramica e un po’ chic dell’hotel Pallas lì vicino, ogni tanto non disdegno la comodità più ricercata purché non sia snob, i prezzi sono assolutamente accessibili nonostante lo standard superiore e il relax fresco in una giornata impegnativa ci ha fatto bene. Dopo pranzo visita al Museo Archeologico Nazionale di Atene, il più grande della Grecia, dove abbiamo potuto ammirare fra le altre cose la maschera d’oro di Agamennone (da sempre vista nei libri di storia), qui un po’ di presentazione. Un museo grande e ricco di opere di arte ellenica, merita senza dubbio. Stanchi ma ancora combattivi abbiamo attraversato il quartiere politico Kolonaki della città per poi rientrare con le gambe un po’ pesanti ma gli occhi pieni di bellezza al nostro appartamento. Ultima cena ad Atene in una delle piazze più vive del nostro quartiere.

Partenone

Anafiotika

Mercato comunale ad Atene

Museo Archeologico Nazionale – maschera di Agamennone

giorno 7: (50km) colazione ateniese, visita al quartiere Exarchia caratterizzato da murales a sfondo politico ovunque, librerie anarchiche e in cui si respira un’atmosfera dissidente e alternativa, oltrepassare la linea invisibile che divide questo quartiere da quelli adiacenti è come saltare al di là di un confine, sicuramente è un punto di vista della città non convenzionale, merita la visita. Poi rimessi in viaggio, sosta allo Stadio Apostolos Nikolaidis e siamo tornati a riportare l’auto che ci ha scarrozzato in queste belle giornate e ci siamo avviati in aeroporto.

quartiere Exarchia

stadio Apostolos Nikolaidis

Adesso che ho messo nero su bianco tutto mi rendo conto che sia un tour davvero tosto, però vi garantisco che merita davvero. È stato un viaggio che sicuramente ha superato le aspettative che avevo, che consiglio e che mi ha lasciato davvero dei bei ricordi e tanta bellezza. Se vi capita l’occasione partite per la Grecia e scopritela al di là delle classiche isole famose per la vita di mare, credo davvero che meriti molto e che regali grandi emozioni, se poi viaggiate con chi amate sarà tutto amplificato <3 .

Parliamo anche della cucina greca? Beh che dire, un mix di sapori decisi e sicuramente appetitosi, forse un po’ monotona rispetto alla varietà a cui siamo abituati, tuttavia noi abbiamo davvero mangiato bene: Siamo abituati ai prodotti più conosciuti: lo yogurt greco, il miele e l’olio.

Piatti tipici: Insalata greca: pomodori, cetrioli, cipolla, peperoni, feta e origano.  Zatziki: Salsa di yogurt con cetriolo ed aglio. Tyropita: Pasta ripiena di formaggio feta. Spanakotiropites: Calzone con formaggio e spinaci. Saganaki: Formaggio fritto. Il famoso Souvlakispiedino in greco da souvla (spiedo) e aki (che significa “ino”) che può essere di maiale o pollo. Il Pita Gyros, simile al kebab ma tipico greco, anche questo può essere sia di pollo che di maiale e viene inserito in una specie di “piadina cicciotta” tipica della terra ellenica. Per quanto riguarda i dolci: Baklava greca: il più famoso tra i dolci greci, anche se di origine turca, si tratta di una torta preparata sovrapponendo strati di pasta fillo alternati a mandorle tritate e miele greco. Kataifi: racchiuso in una matassa di pasta fallo croccante, anche questo a base di frutta secca e miele.

antipasto greco con olive

insalata greca con feta

kataifi

 

INFORMAZIONI PRATICHE PER IL VIAGGIO:

  • voli: fissateli con largo anticipo cercando le migliori offerte. Noi abbiamo volato con Ryanair con solo una zaino a testa (le zingarate convenienti che mi piacciono se ben organizzate), risparmio economico e di tempo.
  • per la Grecia sarà sufficiente solo la carta di identità, ma consiglio sempre di portare il passaporto.
  • prima di ogni viaggio all’estero suggerisco sempre di registrarsi al sito della Farnesina che ne terrà di conto qualora ci fossero problemi e vi contatterà per aggiornamenti via sms. A noi è successo più volte, quest’anno il problema erano gli incendi seppur noi non ne abbiamo trovati, per fortuna.
  • orario: è un’ora in più rispetto all’ora italiana.
  • la copertura sanitaria è garantita dalla tessera sanitaria. Se avete particolari problemi di salute vi suggerisco comunque di stipulare una polizza sanitaria.
  • non abbiamo trovato pressoché nessuno che parlasse italiano, tuttavia anche nei paesini quasi tutti parlano un buon inglese.
  • se dovete noleggiare un auto vi consiglio di farlo dall’Italia controllando bene tutte le condizioni, non fatevi ingannare dalle super offerte, vi consiglio di spendere un po’ di più ma coprire la franchigia, la guida in Grecia è tutt’altro che agevole e non hanno molta cura delle auto per botte e graffi. Attenzione: calcolate sempre che la vostra carta di credito a garanzia verrà bloccata per una cifra attorno ai 1000 euro che vi rientreranno sbloccati dopo una quindicina di giorni se tutto fila liscio.
  • il traffico e la viabilità: Atene necessita di grande capacità, Marco (mio marito) è molto abile e si è districato molto bene nonostante il caos e parcheggi improponibili, io sarei stata in difficoltà. Sempre per la città di Atene da considerare che le strade sono  una salita e una discesa continua e i motorini sbucano ovunque, pure sui marciapiedi. Le autostrade sono buone e il pedaggio si paga anticipato. Le strade extraurbane, che sono molte, non hanno molti servizi e spesso sono completamente isolate per km, siate previdenti con la benzina e muovetevi con il navigatore. Usando Google Maps vi troverete bene.
  • sicurezza: buona ovunque, anche ad Atene non ci siamo mai sentiti in difficoltà.
  • sicurezza alimentare: nessun problema con l’acqua, peraltro spesso nei ristoranti viene servita in caraffa quella del rubinetto.
  • Accessibilità: purtroppo per i disabili devo dire che si tratta di un viaggio poco fattibile, ho incontrato moltissime barriere architettoniche e, ad esempio, a Meteora la visita ai monasteri non è possibile.
  • Musei e siti archeologici: se esibite il passaporto, in quanto membri della Comunità Europea, tutti i giovani sotto 25 entrano gratuitamente ovunque. Ottima cosa per le famiglie!
  • per la visita ai monasteri di Meteora informatevi bene su giorni di chiusura e orari. Tutti i monasteri hanno caratteristiche diverse. Qui potete informarvi.
  • visita dei grandi siti archeologici: se andate d’estate mettete in conto temperature molto elevate, ragion per cui gli orari di apertura possono subire variazione, esempio la chiusura nelle ore più calde, i siti non sono aggiornati
  • ristoranti: si mangia bene un po’ ovunque a prezzi molto contenuti rispetto ai nostri. Per scegliere il locale giusto affidatevi ai consigli dei locali.
  • copertura WI-FI buona pressoché ovunque.
  • prese elettriche senza necessità di adattatore.
  • questa volta ho prenotato tutti gli hotel tramite Booking con cancellazione gratuita, mi sono trovata molto bene ed ho trovato un ottimo rapporto qualità prezzo. Di seguito quelli da me scelti con i punti forti riscontrati:

Joan’s airport apartment: (Artemida) appartamento senza troppi fronzoli ma funzionale in zona vicina all’aeroporto, seppur non facile da trovare con il navigatore.  La  signora Joan tuttavia è stata davvero molto ospitale, noi siamo arrivati di notte e ci ha accolto con grande gentilezza e disponibilità.

Guesthouse Kastelia: (Kalambaka) un appartamento stupendo con vista superlativa, l’host gentilissima e parlava un ottimo inglese, molto disponibile nel fornire consigli utili. 

Trocadero Boutique hotel: (Itea) l’unico hotel di questo viaggio. Bello, pulito e accoglienza davvero lodevole. Situato direttamente sul mare con camere terrazzate vista mare, buona e varia anche la colazione, super consigliato.

Olympus residence: (Atene) appartamento situato in un quartiere delizioso adiacente al centro, pulito, accogliente e funzionale. Ottimo servizio di reparto laudry e palestra ben attrezzata. Perfetti  check-in e check-out. Ci tornerei senza dubbio.

Spero che i miei consigli di viaggio vi siano utili e se volete sarò ben lieta se vorrete condividere questo mio post. Viaggiate se potete è il mio augurio più grande!

 

 

DOLCI

Zuccherini di Porretta

So bene di esser meno presente su queste pagine, cercherò di farmi perdonare con la qualità di ciò che propongo. Credo che poche delle ricette di cui ho scritto mi catapultino nella mia infanzia quanto questa. Devo altresì dire che non amavo particolarmente questi dolcetti da bimba, ho iniziato poi ad adorarli crescendo e sentendo quanto mi riportassero a profumi “materni” legati a mia nonna.

Tipici dell’Appennino tosco emiliano e del bolognese, erano dolcetti tanto cari a mia nonna che ogni volta che si recava a Porretta Terme ne riportava a casa per gustarli. Si tratta di ciambelline dolci tradizionali che venivano preparate per  feste e occasioni importanti come i matrimoni. Tipica la loro forma ad  anello nuziale che volevano regalare felicità e prosperità agli sposi novelli. 

La preparazione è fatta di ingredienti semplici che regalano a queste ciambelline un sapore genuino e dal profumo di anice da me tanto amato. Hanno anche la bella qualità di conservarsi per diversi giorni rimanendo buonissime.

Zuccherini 

Ingredienti

  • 170 g di farina
  • 30 g olio di semi
  • 50 g zucchero
  • 1 uovo grande
  • 1 cucchiaino di semi di anice
  • 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio
  •  un pizzico di sale
  • Per la glassa:
  • 1 cucchiaio di liquore all’anice
  • 2 cucchiai di acqua
  • 120 g zucchero
  • 2 cucchiaini di amido di mais

Preparazione

Sbattete l’uovo con lo zucchero fino ad avere un composto omogeneo. Aggiungere l’olio pian piano ed amalgamare.

Aggiungere setacciati sia la farina che il bicarbonato e mescolare per ottenere un impasto omogeneo e compatto.

Unire i semi di anice ed il sale.

A questo punto staccate delle porzioni di impasto e arrotolatele dando una forma allungata di un cm circa e formate delle ciambelline.

Disponete le ciambelline distanziate su una teglia ricoperta di carta da forno e infornate a forno caldo a 170° per 15 minuti circa in modalità ventilata.

Preparate la glassa in una casseruola, mettete lo zucchero, il liquore di anice e l’ amido di mais insieme e portate ad ebollizione fino alla formazione di un composto  denso.

Una volta pronta  la glassa spegnete il fuoco e tuffate gli zuccherini cotti nella casseruola in modo che  la glassa vada a ricoprirli bene.

Disponeteli ad asciugare bene su di una grata avendo cura di tenerli ben distanziati.

Se riposti in un contenitore ermetico si conserveranno per circa un mese.

 

TRAVEL

Rodi (Grecia) in aprile

Viaggiare è una delle mie più grandi passioni nonché della mia famiglia. Siamo dei viaggiatori incalliti, ragion per cui quando ci è possibile partiamo sempre volentieri, in ogni stagione dell’anno. Viaggiare significa scoprire che tutti hanno torto riguardo agli altri paesi, significa aprirsi alla comprensione ed alla cultura, e quindi aprire il proprio cervello e soprattutto il proprio cuore.

Ma parliamo della bella Rodi, merita visitarla fuori stagione? Assolutamente sì. Siamo appena rientrati da una breve vacanza nell’isola di Rodi in aprile e sono state delle bellissime giornate. L’isola di Rodi ha un clima piacevole in ogni stagione dell’anno e anche in primavera si presta ad esser visitata, anzi è pure preferibile da scoprire in bassa stagione poiché scevra della ressa dei turisti tipica dell’estate.

Rodi è la più grande e orientale delle isole del Dodecaneso e del Mar Egeo, si trova vicinissima alle coste turche. È un’isola storicamente  famosa per il Colosso ed i Cavalieri di San Giovanni, dal punto di vista naturalistico si fa ricordare per le sue scogliere rocciose, per i suoi tratti ancora piacevolmente selvaggi, le sue spiagge di sabbia dorata, il mare cangiante dal cristallino al turchese e la natura rigogliosa.

Abbiamo scelto di soggiornare in una località balneare molto carina: Ialyssos beach che si trova in un punto strategico, vicina sia a Lindos che a Rodi città e comodissima per la vicinanza all’aeroporto. Rodi non è certo un’isola minuscola tuttavia si riesce a girare bene con un’auto, peraltro a me piace molto ammirare i luoghi on the road. Adoro le strutture collocate direttamente sul mare, svegliarsi e addormentarsi con il profumo della brezza marina è vacanza ancor più.

Lindos è il punto più conosciuto dell’isola, croce e delizia dei luoghi più visitati. È certo un luogo che trasuda storia e antiche gesta ma sicuramente è anche ben “ricostruito” per il turista, tuttavia merita il viaggio e rimane ineludibile. Ci si trova di fronte all’unico villaggio “cicladico” dell’isola, ai piedi di un’affascinante acropoli che ci ha incantato. Si può salire all’acropoli a piedi o in sella ad un ciuchino, e certamente la salita sulle pietre lisce e scivolose vale la fatica. I vicoli bianchissimi del villaggio sono tanto turistici quanto deliziosi, ci si perde volentieri fra negozietti e colori.

Il mare dell’isola, che risulta ancora piacevolmente selvaggia,  è splendido e i suoi colori cangianti si notano non soltanto nelle spiagge più famose come quella dell’arenile di Faliraki o quella  privata Grand Bleu (la foto in evidenza) ma anche nel porto di Rodi town, dei colori unici!

Mi sono innamorata di Rodi città, passeggiare fra le sue mura e vicoli mi è piaciuto moltissimo.  Un miscuglio di città dei balocchi vacanziera, assieme alle sue vie acciottolate medioevali. Ci sono stradine storiche dove sembra che un cavaliere  possa sbucare dietro ogni angolo. Gli abitanti accolgono i turisti dando l’impressione quasi di esser confusi nel mostrare la propria città così perfettamente mescolata fra una fresca modernità e l’antichità che rimane ancora affascinante.
Le mura stupende della città fanno da cornice a vicoli perfetti. La grande Moschea di Solimano sorge nel noto quartiere popolare chiamato Chora, ed è di sicuro una delle costruzione più famose ed importanti della città. Bella la fortezza di San Nicola e suggestivo il porto di Mandraki con i suoi deliziosi mulini a vento che si prestano a far da sfondo a degli scatti perfetti.

La cucina greca è buona e variegata. Ottima l’insalata con olive, cetrioli e feta. Ottimo anche il miele prodotto in loco. La ricetta più famosa, a livello internazionale, è la Pita gyros, un piatto composto da strisce di maiale condite con la tradizionale salsa tzatziki, insalata, pomodoro, cipolla e servita con le patatine fritte. Il pane e le focaccette spesso sono aromatizzati con cumino.

Come in altre occasioni abbiamo goduto di questo viaggio assieme ad una compagnia ormai collaudata e perfetta, la mia amica Vaty e la sua famiglia. Insieme alle persone giuste e in linea con il nostro cuore scoprire gli angoli di questo pianeta è ancor più bello! <3

 

INFO PRATICHE

  • la Grecia è un’ora avanti rispetto all’Italia
  • per visitare Rodi occorre un documento di identità valido per l’espatrio, no passaporto.
  • l’assistenza sanitaria è garantita con la nostra tessera sanitaria
  • per raggiungere l’isola occorrono circa 3 ore di volo
  • si riescono ancora a trovar buone tariffe per il volo, occorre monitorare i siti delle compagnie low cost. Noi questa volta siamo partiti dall’aeroporto di Bergamo. Ho verificato che si trovano più facilmente  voli diretti a buon prezzo
  • fuori stagione molte strutture ricettive offrono pacchetti a prezzi davvero stracciati. Si trovano anche offerte all inclusive davvero ottime
  • consiglio di prenotare un’auto subito fuori dall’aeroporto, è il miglior modo per visitare l’isola. Abbiamo optato per Pefkos (mail: info@pefkosmare.com) che hanno ottimi prezzi e garanzia full insurance.
  • il cibo è buono, ottime le olive,  la feta e il mile. Le pietanze non sono troppo speziate. Mi sento di cosigliare di evitare i cubetti di ghiaccio nelle bevande nonostante l’acqua sia potabile per non incorrere in disturbi spiacevoli.
  • visitare Lindos in estate non credo sia impresa facilissima sia per trovar parcheggio che per l’affluenza di turisti nel villaggio, consiglio di farlo in orari strategici. Altro avvertimento importante: l’accesso è davvero difficoltoso per i disabili e per i bimbi in passeggino, inoltre il sito -pur bellissimo- è davvero pericoloso poiché ci sono aperture non protette da barriere, occorre porre molta attenzione.
  • partite e innamoratevi di Rodi!

 

DOLCI

Scole pistoiesi

Avevo già parlato in queste pagine delle scole pistoiesi qui. Ma si trattava di una ricetta di quelle di pane come le chiamo io.  Questa invece è la ricetta delle scole dolci classiche che si trovano un po’ ovunque nel territorio pistoiese e che sono tipiche del periodo quaresimale. Si tratta di panini semidolci con anice e uvetta e  io le amo da sempre. Le collego alla primavera e al ritorno dei colori, sono per me una colazione/merenda positiva.

Questa ricetta non potrà deludervi, è un po’ lungo il procedimento ma ne vale la pena. Iniziate ad impastarle il giorno precedente e il giorno successivo avrete un profumino pazzesco in casa!

Scole pistoiesi

(15/16 pezzi)

per la biga – ore 15,00

farina forte g 120

acqua g 60

lievito di birra fresco g 2

per l’impasto – ore 11,00 giorno successivo

500 g di farina forte  (w330)
4 g di lievito di birra fresco
250 g di acqua tiepida

20 ml di panna fresca

30 ml  di olio di mais

100 g di zucchero semolato
20 g di semi di anice
180 g di uvetta sultanina
2 cucchiai di vin santo

5 g di sale fino

Per lo sciroppo:
80 g di zucchero di canna
50 g di acqua

+ zucchero di canna per guarnire

Procedimento

Il giorno prima alle ore 19 circa  preparate la biga sciogliendo bene il lievito nell’acqua, aggiungendo piano la farina ed impastando. Coprite con la pellicola e lasciate a temperatura ambiente fino alle 15 del giorno seguente.

Il giorno successivo mettete in ammollo l’uvetta. Dopo mezz’ora strizzatela e unite i due cucchiai di vin santo. Procedete con il nuovo impasto: trasferite  la biga nella ciotola della planetaria,  a parte mescolate acqua e lievito e aggiungete pian piano, iniziate a impastare con l’attacco a gancio. Unite adesso a poco a poco la farina, dunque  lo zucchero. Quindi  unite la panna, l’olio a filo ed infine i semi di anice e infine il sale. Impastate fino ad ottenere un impasto compatto, liscio ed uniforme. Aggiungete alla fine l’uvetta,  e amalgamate bene perchè sia ben amalgamata. Coprite l’impasto e lasciatelo lievitare mezz’ora.

Dividetelo in 15/16 pezzi  e procedete alla pirlatura con le mani leggermente unte, dar loro una forma arrotondata.  Allungatele in modo da dar loro la classica forma delle scole, con due punte laterali e mettetele su due teglie coperte da carta forno ben distanziate.

Copritele e fatele lievitare per 2/3 ore.  Prima di infornarle incicidete con un coltellonel senso della lunghezza. Inserite sul fondo del forno una ciotola d’acqua e portatelo a 190 °C. Infornate e cuocetele per 15-20 minuti in modalità ventilato.

Nel frattempo preparate lo sciroppo, mettete sul fuoco acqua e zucchero a fiamma media.

Appena saranno cotte e  uscite dal forno, spennellatele con lo sciroppo e cospargetele con lo zucchero di canna nella parte centrale, lungo il taglio.

 

 

 

 

 

 

PRIMI PIATTI

Tortelloni al sugo

Non mi risulta comprensibile come questa ricetta per me così importante non sia mai finita in queste pagine. O forse lo so. Semplicemente perché si tratta di una ricetta talmente intima e cara che va al di là degli ingredienti e della preparazione, racconta una mia importante fetta di crescita, di nutrimento sano. Racconta di mia nonna Giulia, lei preparava i tortelli  (o tortelloni) per tutti noi di famiglia e ce li recapitava nella zuppiera già conditi con il suo sugo di carne e il tutto legato con un asciughino ben stretto. Per lei era un modo di nutrire e dimostrare affetto, una vicinanza che mi è rimasta nel cuore.

Potrei scrivere un romanzo su questa preparazione, sapete poi quanto io ami scrivere… ma son certa che riuscirò prima o poi, compatibilmente con tutti gli impegni che mi capitano e che faccio capitare, a metter nero su bianco un po’ di cose.

Non divagherò oltre e torno alla ricetta. Per quanto concerne il condimento qui vi riporto il link del sugo di famiglia, quello di mamma e nonna. Una ricetta molto familiare che riconduce ai fornelli della mia cucina e che differisce un po’ dalle ricette consuete di ragù.

Per i tortelloni qua di seguito vi riporto la ricetta, io spiano la sfoglia con la nonna papera, una sola volta ho tirato la pasta a mano, voi procedete come siete abituati. La ricetta a parer mio è perfetta, fatene buon uso.

 

Tortelloni al sugo di carne di nonna Giulia

(ricetta per circa 60 tortelloni ripieni)

sugo di carne

per la sfoglia

600 g di farina

3 uova medie

acqua tiepida q.b.

1 cucchiano di olio

per il ripieno

500 g di ricotta di pecora

130 g di riso

250/300 g di spinaci (o rape) cotti e ben strizzati

2 uova medie

noce moscata q.b.

sale

 

Procedimento

(Inizio preparazione: preparare il sugo 1 o 2 gg precedenti. Il giorno precedente lessare gli spinaci e formare delle palline ben strizzate)

Come step di partenza mettete a scolare la ricotta in un colino. Cuocete il riso in abbondante acqua salata, il riso devrà risultare non troppo cotto.

Sminuzzate bene gli spinaci e amalgameteli alla ricotta, aggiungete una bella grattugiata di noce moscata e sale a sufficienza. Aggiungete dunque il riso cotto e scolato bene e le uova sbattute, mescolate per amalgamare tutto perfettamente, tenete da parte.

Iniziate ad impastare la pasta. Farina a vulcano con le uova, iniziate mescolando con la forchetta, poi olio e poca acqua tiepida alla volta per ottenere una sfoglia omogenea. Fate riposare una mezz’ora e poi fate delle palline che spianerete prima con il matterello e poi passerete con la nonna papera. Prima ricordatevi di passarle a spessore più grande e poi pian piano ripassatele più sottili. Io ho passato a due.Tagliate dunque dei rettangoli di pasta di circa 10×7 cm, mettete centralmente una cucchiaiata di ripieno, ripiegate e schiacciate bene con i rebbi di una forchetta. Disponete i tortelli su un panno pulito e spoleverato di semola.

I tortelloni andranno poi cotti in abbondante acqua salata e bollente, saranno cotti non appena saliranno bene a galla e dopo 2 minuti che riprenderanno a bollire. Scolare bene e condire subito con del buon sugo di carne, ma saranno delicati e ottimi anche con burro e salvia fresca.

 

DOLCI/ TRAVEL

Sicilia, Sant’Agata e biscotti al limone (Lemon Meltaways)

Torno dopo un po’ di tempo, ma conto di farmi perdonare  regalandovi una ricetta di biscotti che adoro e il racconto di un bel fine settimana in terra siciliana. Non sono campanilista, per me la Sicilia è la più bella regione italiana, ogni volta che ci torno rimango stupita della sua infinita bellezza.

L’occasione è stata quella di andare a trovare una compagna di scuola che vive a Catania. Sono partita in compagnia di alcune amiche, compagne di classe delle scuole superiori . Abbiamo mollato banchi e chicchi e siamo partite assieme per tre giorni alla volta di Catania per partecipare alla rinomata festa di Sant’Agata. Si tratta di una festa patronale fra le più sentite al mondo, la conoscete?

La mia amica, Maria Grazia, è una bravissima guida turistica e ci ha ospitato e accompagnato nella visita di Catania, Acitrezza, Ortigia-Siracusa affascinandoci con le sue spiegazione e racconti (qui vi metto il link di Panorama Sicilia che vi consiglio caldamente per scoprire al meglio questi luoghi).  Così, complice un clima benevolo e un cielo stupendo, abbiamo potuto immergerci nei colori, profumi e sapori di questa splendida terra che non offre soltanto meraviglie per lo sguardo ma anche per il palato…

specialità siciliane

mare ad Acitrezza

quando si dice colazione, si dice granita!

La festa di Sant’Agata, patrona di Catania, è una festa patronale tra le più belle al mondo, molto sentita dai catanesi. Sono tre giorni ricchi di culto, devozione, folclore. La festa si apre con la processione per l’offerta della cera a cui sono presenti  cittadini e turisti. Tutto è colore e tradizione e durante questa festa  è molto atteso lo spettacolo pirotecnico dei fuochi, che è davvero suggestivo.

 Un aspetto folcloristico che non può mancare è legato alle tante bancarelle di cibo, carne arrostita e dolci tipici siciliani. Ovunque spuntano bancarelle colme di  leccornie, croccanti e torrone per essere gustati on the road nei momenti di pausa dalla festa; dall’altra i due veri simboli della storia della Santa: leolivette” e le “minnuzze di Sant’Aita” che in questo periodo affollano le bancarelle e le pasticcerie di Catania. Le prime sono piccoli dolcetti a forma di oliva verde in pasta di mandorle ammorbidita da aromi e liquori, sono legate ad un episodio della vita di Agata. Quest’ultima era inseguita e perseguitata dagli uomini di Quinziano  trovò ristoro sotto un ulivo che le regalò i suoi frutti. Le seconde, le minnuzze, sono dolci di forma tonda ricoperti di glassa bianca e farciti con ricotta e aromi, simboleggiano il martirio di Agata perché rappresentano i seni della martire asportati quando lei era prigioniera e ricresciuti per miracolo la mattina dopo. 

Catania è una stupenda città posta ai piedi dell’Etna e  affascina i visitatori per l’opulenza degli edifici barocchi e la vista sul vulcano. Bellissima la maestosa facciata di marmo bianco in stile barocco della cattedrale di Sant’Agata. Costruita in pietra lavica questa città  vanta una storia millenaria caratterizzata da un susseguirsi di svariate culture i cui resti vanno ad arricchirne il patrimonio artistico, architettonico e culturale, inoltre suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità.

Monastero dei Benedettini – Catania

E cosa dire di Ortigia? Si tratta di un autentico gioiello, è la parte più antica di Siracusa, il suo cuore autentico, un insieme di palazzi, templi, chiese, castelli e fontane di una bellezza straordinaria che incantano assieme al suo mare azzurro. 

Non è possibile scrivere della Sicilia senza parlare delle sue prelibatezze. Una su tutte i favolosi cannoli, le minne di Sant’Agata e i suoi agrumi ovunque, frutti meravigliosi…

Al mio rientro ho riportato dei limoni perfetti, colti dall’albero da me, profumatissimi e ricchi di sapore. Ho deciso di usarli per fare dei biscotti friabili che amo, i lemon meltaways, una ricetta di Martha Stewart. Provateli e fatene tanti… sono deliziosi e spariscono in un battibaleno!

Lemon Meltaways

Ingredienti

80 g di burro leggermente fuso
20 g di zucchero a velo
buccia grattugiata di un limone bio (il mio siciliano!)
1 cucchiaio di succo di limone 
120 g di farina
un cucchiaio di amido di mais
la punta di un cucchiaino di sale
 
zucchero a velo, per la copertura
 

Sbattere con le fruste elettriche, il burro a pezzetti con lo zucchero a velo finchè sarà gonfio e chiaro.
Aggiungere la buccia di limone, il succo e il sale. Mescolare la farina con l’amido. Unire dunque con le fruste a bassa velocità solo finchè il tutto è ben amalgamato. L’impasto sarà piuttosto morbido.
Formare un rotolo  e adagiarlo su carta forno, dunque chiuderlo a salame e metterlo in frigo a riposare  per tre ore. A questo punto tagliare i biscotti di circa un cm di spessore (non lasciare i biscotti tagliati a temperatura ambiente a lungo, semmai riponeteli nuovamente in frigo).Cuocerli in forno caldo a  180 gradi per circa 12 minuti. Dovranno risultare chiari e diventare leggermente dorati sui bordi.
Sfornarli e tenerli per 5 minuti a temperatura ambiente, quindi rotolarli ancora tiepidi nello zucchero a velo. 

 

E adesso, cosa posso aggiungere a questo mio post? Che sono grata di queste giornate. Che ogni luogo e anche la bella Sicilia è ancor più bella se visitata con le persone giuste. Che i legami restano se autentici, se radicati, così come l’affetto. Che queste giornate faranno parte di bei ricordi da custodire e tirar fuori dalla tasca per una risata o un sapore che ricorda questo viaggio. E qui un paio di scatti con le pazze che hanno partecipato a questa avventura fatta di quelle cose buone che non sono mai scontate…

( p.s. lo so, siamo delle ragazze fighe…! 😉  )

DOLCI

Mince Pies

Ci siamo quasi… siamo proiettati a razzo verso il Natale. Questo sarà probabilmente  il mio ultimo post pubblicato per questo 2022, sono davvero in deficit di tempo. 

Sono davvero tanto stanca, ho lavorato molto e molto intensamente, sto cambiando il mio percorso lavorativo e sto adattandomi ad una mia scelta che mi porterà su altri sentieri. Una scelta non facile ma necessaria, che sto portando avanti con il mio  entusiasmo e la mia  volontà. E step by step vedrò cosa accadrà ;-). Tutto ciò che non è lavoro è al momento un po’ da parte, non in secondo piano, ma un po’ di lato… che come al solito devo gestire millemila cose con la mia famosa arte, quella dell’arrangiarmi senza appoggiarmi un po’. Sto arrivando a queste feste con tante emozioni, talvolta contrastanti. Mi salva l’affetto che ho sentito in questi giorni più che mai, anche da chi non me lo sarei attesa.

Tornando al Natale, il momento incantato, allegro e triste contemporaneamente,  sicuramente magico. Ho molte cose per cui esser grata ancora, soprattutto per l’affetto di chi mi vuol bene <3 . È essenzialmente questo ciò che conta più di ogni altra cosa. Mi sento ricca ogni volta che rifletto su questo… il Natale è proprio dentro al volersi bene, anche al di là dei legami di sangue… è quello il regalo più prezioso. Vi auguro di essere liberi da livori, invidia e avarizia. Vi auguro di saper nutrire affetto sincero e profondo, pieno.

I miei auguri quest’anno li abbino a questa ricetta per me tanto golosa, i mince pies! Li conoscete? Sono dolcetti tipici della tradizione natalizia anglosassone. Si tratta di dolcetti di frolla ripieni di frutta fresca e secca con spezie miste…una goduria per il palato! Volete provarli a fare? Sarebbero senza dubbio un buonissimo regalino 😉

Ingredienti (per 12/14 mince pies)

Frolla:

280 g di farina debole 

100 g di riccioli di burro 

2 tuorli

60 g di zucchero semolato

eventuale acqua tiepida

 

Ripieno:

80 g zucchero

100 g cubetti di mela

100 g uvetta ammollata

4 prugne a pezzi piccoli

2 cucchiaini di cannella

1/2 cucchiaino noce moscata

1/2 cucchiaino di zenzero

3 chiodi di garofano tritati

succo 1/2 limone

15 g burro

2 arance, scorza grattugiata

1/2 bicchierino di grappa

Procedimento

Iniziate la sera precedente preparando il ripieno.

In una ciotola unite la mela, l’uvetta, le prugne e il succo di limone, mescolate.  Mettete  tutto il una casseruola con la grappa, il burro e lo zucchero e accendete a fuoco basso qualche minuto.  Togliete dal fuoco. Aggiungete tutte le spezie e la scorza di arancia mescolando bene. Mettete quindi in un recipiente, coprite con della pellicola per alimenti e fate riposare in frigorifero fino al giorno successivo.

La mattina seguente dedicatevi alla frolla. Sbattete i tuorli in un piatto fondo. In una ciotola lavorate la farina con il burro a riccioli e lo zucchero. Unite i tuorli, tenendo da parte il piatto a cui, senza lavarlo, aggiungerete un cucchiaino di latte che vi servirà per spennellare. Amalgamate bene la vostra frolla aggiungendo, se necessario, poca acqua tiepida. Deve risultare un panetto omogeneo. Riponete dunque in frigo un’ora.

Stendete quindi la pasta di spessore 3 mm e con due coppapasta (o bicchierini) di due diametri uno più grande dell’altro, formate dei cerchi, tenendo presente che userete gli stampini dei muffin per cuocerli. I cerchi con il diametro maggiore foderate gli stampini precedentemente imburrati e infarinati, dunque riempite con il ripieno quasi al bordo, quindi chiudete con i cerchi più piccoli avendo cura che il ripieno risulti sigillato. A questo punto con l’impasto avanzato ritagliate delle stelle per decorare le vostre pies, spennellatele con il tuorlo e latte che avevate tenuto da parte quando avete fatto  la frolla.

Cuocete a 170 gradi ventilato per 25 minuti. Devono essere leggermente dorati. Fateli raffreddare prima di sfornarli.

Si conservano fragranti in un sacchetto per alimenti o in una scatola di latta per una settimana.

 

BUON NATALE !!! Un abbraccio a tutti voi che mi leggete <3

DOLCI

Panettone al cioccolato con pere candite

Vi confesso che questa ricetta la sto scrivendo a gennaio 2022. Esatto.  La scrivo programmandola per dicembre 2022 per non perderla poiché la trovo davvero perfetta! Finalmente dopo mille peripezie mi sento di iniziare a lodarmi nell’esecuzione dei tanto temuti grandi lievitati…c’è sempre margine di miglioramento ma posso dirmi soddisfatta.

Questo panettone al cioccolato è meraviglioso e umido al punto giusto. Consistenza perfetta. E, si sa, quanto sia anche con le persone la “consistenza” ciò che conta… vi assicuro che ne rimarrete rapiti, è davvero ottimo questo panettone, la fatica della preparazione precisa e lunga sarà ripagata. E purtroppo le foto non rendono merito a sufficienza a questa meraviglia, essendo scuro non si nota molto… insomma un panettone galattico 😉

Panettone al cioccolato  e pere

(per un panettone da 1 kg)

N.b. è necessario un lievito madre molto arzillo, rinfrescato almeno tre volte precedentemente all’inizio  della preparazione e  con la stessa farina che verrà usata per il panettone!

Emulsione aromatica

15 g di miele di acacia

½ cucchiaino di cannella

buccia di arancia Bio grattugiata

semi di ½ bacca di vaniglia

Iniziate mescolando insieme gli ingredienti per ottenere questa emulsione e mettete in frigo fino al suo utilizzo.

Primo impasto (es. sera ore 20.30)

80 g di lievito madre a pezzetti

240 g di farina forte per grandi lievitati

120 g di acqua

80 g di zucchero di canna chiaro

50 g di tuorli

70 g di burro di ottima qualità 

(Inizio la sera). Nella ciotola della planetaria inserite la farina, lievito e acqua con il gancio a foglia. Avviate per  5 minuti a velocità 1-2 e poi aumentate a 2-3 per altri 5 minuti. Aggiungete lo zucchero pian piano e fate andare 5 minuti sempre 2-3.  Aggiungete adesso  i tuorli in tre volte, avendo cura di aggiungerne quando i precedenti saranno stati assorbiti. Infine inserite il gancio e il burro a fiocchi pian piano. Otterrete un impasto piuttosto morbido e liscio, non troppo incordato. Trasferite in una ciotola di acciaio imburrata e attendete che triplichi di volume, coperto dalla pellicola per alimenti o una cuffia. Io ho lasciato riposare in forno con la lucetta accesa (a circa 27°) fino alla mattina seguente.

Secondo impasto (es. mattina successiva ore 8)

(primo impasto triplicato)

60 g di farina forte per grandi lievitati

3 g di malto

70 g di zucchero di canna chiaro

80 g di tuorli

20 g di albume

5 g di sale

emulsione aromatica

90 g di burro 

30 g di pasta gianduia ( o se preferite nocciola)

50 g di cacao amaro

55 g di acqua

1 cucchiaio di orzo solubile

60 g di pera candita

150 g di cioccolato fondente (70%9 

(il mattino seguente). Trasferite il primo impasto triplicato almeno in frigo. Nel mentre tritate a scaglie il cioccolato e fate a cubetti la pera.

Quindi mettetelo nella ciotola della planetaria, montate il gancio a foglia e inserite insieme la farina, azionate a velocità 2 per una decina di minuti. Aggiungete il malto e proseguite altri 2 minuti. Procedete inserendo lo zucchero pian piano e l’emulsione aromatica. Aggiungete in tre volte la quantità di tuorli. Anche qui ponete attenzione di farli assorbire bene dall’impasto. Poi mettete il sale. Dovrete ottenere una massa ben omogenea, in corda e liscia. Inserite adesso il gancio,  dunque in tre volte aggiungete il burro a riccioli (freddo di frigo) e la pasta gianduia. Inserite l’acqua, l’orzo e il cacao. L’impasto dovrà mostrarsi omogeneo e dovrete vedere un velo bello forte.

Infine aggiungete il cioccolato e i cubetti di pera. 

Mettete l’impasto in un vassoio di acciaio imburrato e fate la prima pirlatura (se non siete pratici troverete tanti video online per “pirlare” nel modo giusto). Precedete facendo almeno tre pirlature a distanza di 15 minuti ciascuna.

Inserite quindi nello stampo da panettone coperto da cuffia e mettete a lievitare fino a che non arriverà a 1,5 cm dal bordo. (Io sempre nel forno con lucetta accesa e mi ci sono volute 6 ore).

Glassa

130 g di zucchero a velo

80 g farina di mandorle

60 g di amido di mais

60 g di albumi

+ gocce di cioccolato fondente

+ granella di zucchero

In una ciotola mettete le polveri. A parte sbattete leggermente gli albumi con la frusta  e inserite amalgamando bene. Riponete in frigo fino all’utilizzo.

A lievitazione ultimata tenete il panettone  20 minuti a temperatura ambiente e scoperto. 

Nel mentre accendete il forno a 170°. Cospargere dunque con la glassa, le gocce di cioccolato e la granella di zucchero.

Infornate ventilato  nella parte bassa del forno e cuocere per 50 minuti circa. A 15 minuti dal termine cottura coprite con un foglio di alluminio perché non prenda troppo.

Sfornate, infilzate con i ferri da calza e tenetecapovolto 8/10 ore (io lo inserisco capovolto dentro la pastaiola), dunque capovolgere e tenere un paio di ore all’aria. Poi si può riporre in busta per alimenti spruzzata di alcol alimentare e si conserverà fragrante 8/10 giorni (se ci arriverà 😉 ).

 

DOLCI

Tiramisù con uova pastorizzate

Sono davvero giornate intense per me, non che io non sia abituata a periodi pieni e impegnativi…ma sento la stanchezza che fa capolino in mezzo all’entusiasmo. Per fortuna che quest’ultimo vince sempre per come sono fatta! 😉 

Sono immersa in nuovi obiettivi su vari fronti e in una nuova avventura lavorativa, ogni tanto il cambiamento serve, non sono mai stata abitudinaria in vita mia. Vedremo come si evolverà… di certo un’abitudine ce ‘ho da sempre, ovvero quella di non farmi mai mancare il dolce!

Sono una golosa cronica, lo ammetto. Il tiramisù è davvero quel dolce che serve, che occorre, nei momenti di calo energetico. È un dessert comprensivo, di quelli che non fanno faticare ad esser mandati giù, anzi… quelli che un cucchiaino in più non guasta, serve al nostro sprint e il nostro umore 🙂

Questa versione l’ho testata e proposta sempre poiché sicura, specialmente se si propone ai bambini. È la versione con le uova pastorizzate, una sicurezza in più per gustare questa golosità così amata da tutti noi.

Tiramisù con uova pastorizzate

(dose per 6/8 pp.)

mascarpone g 250

uova medie 2

zucchero a velo non vanigliato g 110

acqua g 40

caffè (o orzo per i bimbi) 2 tazze

savoiardi q.b.

cacao amaro in polvere

 

PROCEDIMENTO

 Iniziate preparando il caffè, lasciate da parte.

Dividete tuorli e albumi.  Montate a neve ferma gli albumi. In un’altra ciotola (di grandezza più capiente) sbattete i tuorli.

In un pentolino mettere acqua e zucchero a velo e portare alla temperatura di 121°. Se non avete un termometro da cucina potete regolarvi guardando il liquido/sciroppo che bollendo salirà e poi tenderà a scendere piano. A quel punto i gradi indicati saranno raggiunti. Raggiunta la temperatura mettete metà sciroppo negli albumi montati a filo e continuate a montare per 2 minuti. Procedete nello stesso modo per i tuorli.

Attendete una mezz’ora per far raffreddare. A questo punto aggiungete il mascarpone nei tuorli mescolando con le fruste elettriche. Successivamente aggiungete gli albumi mescolando con la spatola.

A questo punto bagnate nel caffè i savoiardi (se fatti in casa sarà ancora più buono) e intervallate con la crema al mascarpone. Nell’ultimo strato di crema spolverate con abbondante cacao amaro.

Mettere a riposare in frigo almeno un paio di ore prima di servire. 

Godetevi il vostro dessert in tutta sicurezza 😉 .

 

 

 

 

DOLCI

Torta della nonna

fetta di torta della nonna su piattino bianco e limone

Ci sono quelle torte che sanno di dolce della domenica, di torta quotidiana che sa vestirsi da grande occasione. Quelle torte che tutti conosciamo, che abbiamo assaggiato e che sanno riportarci a momenti passati. Quelle che sanno di nonna, di nutrimento dolce e genuino e di crema calda fatta con le uova fresche. Eppure, nonostante il nome ci possa ingannare, questa ricetta non è stata inventata da una nonna, bensì daun pasticcere toscano che però ha custodito gelosamente la sua ricetta originale.

Da bambina non mi piaceva la crema, evitavo ogni dolce la contenesse. Adesso invece è una della preparazioni dolciarie che preferisco. E devo ammettere che  sono pure diventata  molto critica, poiché ricerco sempre quella con il miglior bilanciamento fra gli ingredienti, che non ecceda con lo zucchero e che abbia la miglior consistenza.

Questa ricetta della torta della nonna per me rappresenta la versione migliore, quella che davvero non mi delude mai. Se la provate fatemi sapere cosa ne pensate, fate una foto della torta e taggatemi su IG o su FB … insomma confido nel gioire con voi per il risultato che so che vi soddisferà 😉

TORTA DELLA NONNA

INGREDIENTI 

(stampo da 26 cm diametro)

per la frolla

300 g farina 0
90 g burro leggermente fuso
80 g zucchero a velo
1 tuorlo
1 uovo intero

scorza di  limone bio
1/2 cucchiaino di bicarbonato
un pizzico di sale

per la crema

400 g di latte
150 g di panna fresca

4 tuorli
150 g di zucchero semolato
30 g di amido di mais (maizena) 
25 g di fecola
semini di 1/2 bacca di vaniglia
scorza di limone bio
un pizzico di cannella in polvere (facoltativa)
un pizzico di sale

per la copertura

pinoli
zucchero a velo

PROCEDIMENTO

Iniziate dalla frolla. Impastate tutti gli ingredienti per la pasta a mano o in una planetaria con la foglia. Quando il composto risulterà omogeneo, formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola, lasciatelo riposare in frigorifero almeno mezz’ora.

Nel frattempo dedicatevi alla preparazione della crema pasticcera. Mettete a bollire latte e panna con il sale, la scorza di limone, la cannella in polvere e la vaniglia. In una ciotola, mescolate  con una frusta le uova e lo zucchero fino a farli diventare leggermente spumosi. Aggiungete l’amido setacciato nel composto di zucchero e uova e amalgamate fino a rendere omogeneo. Quando il latte sarà arrivato a bollore a bollore versatelo nel composto della ciotola e mescolate bene per sciogliere il tutto. Versate tutto nuovamente in una pentola a fondo spesso e mettetelo sul fuoco a fiamma media. Mescolate continuamente con una frusta  in modo da evitare che si formino grumi. Appena  inizierà a fare le prime bolle togliete la crema dal fuoco e versatela in una pirofila ricoprendola con la pellicola a contatto.

Dopo che l’impasto avrà riposato il tempo necessario dividete a metà. Stendetela con il mattarello fino a raggiungere uno spessore di circa 5 mm.  Foderate con l’impasto una tortiera precedentemente imburrata e infarinata del diametro di 26 cm. Bucherellate il fondo con una forchetta. Quindi disponete sopra la crema (se si mostrasse troppo solida versate la crema in una ciotola, aggiungete 3 cucchiai di latte  e mescolate con una frusta affinché la crema torni morbida, vellutata. È importante la consistenza poiché in cottura si asciugherà ulteriormente). A questo punto stendete la restante pasta  dello stesso spessore e create un disco almeno della grandezza della tortiera. Adagiate il disco di pasta sopra la crema delicatamente e  sigillate ai bordi per chiudere. Spennellate con acqua o albume la superficie e cospargete di  pinoli premendo leggermente per far aderire.

Cuocete in forno(per me ventilato) a 180° per circa 35/40 minuti, non dovrà colorirsi troppo. Sfornate, lasciate raffreddare e poi spolverate con zucchero a velo.

DOLCI

Torta arancia e cioccolato

torta glassata al cioccolato

Il periodo è quello che è, diciamolo senza troppi giri di parole. La situazione economica  e ambientale vacilla in modo preoccupante e siamo tutti sotto stress per millemila motivi. Talvolta le incertezze e le preoccupazioni creano immobilità, incapacità di guardare serenamente al futuro operandosi attivamente negli obiettivi personali e nel programmare cose belle. Questo ahimé non dovrebbe accadere, ci incupisce e imbruttisce… mentre occorre davvero mantenersi energici e fiduciosi, ognuno facendo la propria parte. Una molecola nell’universo è pur sempre una molecola, una parte reale e attiva, mai dimenticarlo!

E poi abbiamo il cioccolato, mica possiamo dimenticarcelo? Trattasi di un aiuto super efficace per il nostro umore, per la nostra energia  e per sentirci appagati. Che ne direste di una buonissima torta al cioccolato con la confettura di arancia? Un abbinamento vincente che amo molto… ed è pure di semplice realizzazione! Dai, mettetevi all’opera…

INGREDIENTI

(per uno stampo di 24cm diametro)

uova 4 grandi

zucchero semolato g 130

olio di semi di mais 2 cucchiai

scorza di arancia bio grattugiata (o limone)

farina 00 g 100

amido di mais g 30

bicarbonato di sodio 1 cucchiaino colmo

confettura arance amare q.b.

bagna

acqua 40 ml

grappa (o rum) 1 cucchiaio

copertura

cioccolato fondente 70%  g 250

burro g 50

latte g 30

 

PROCEDIMENTO

In una ciotola ampia montate le uova con lo zucchero finché non risultino spumose e chiare, aggiungete l’olio di mais e gli aromi e continuate a montare.

Aggiungete a questo punto farina, amido e bicarbonato setacciati e mescolate bene.

Imburrate e infarinate uno stampo da 24cm. Versate il composto nello stampo e infornate  a forno caldo a 170° per 30 minuti circa (fate comunque la prova stecchino). Fate raffreddare

Fate raffreddare. Preparate la bagna scaldando acqua e grappa.

Dividete a metà, bagnate con la bagna ottenuta con l’ausilio di un pennello da cucina e farcite con la confettura di arance. Assemblate la torta.

Preparate la glassa mettendo in un tegamino dal fondo spesso il cioccolato, il burro e il latte.

Ricoprite con la spatola la torta versando la glassa al cioccolato. Io ne ho tenuta poca da parte e ho proceduto riponendo la torta 10 minuti in frigorifero a raffreddare ed ho messo in un piccolo cono di carta la glassa tenuta da parte per fare una decorazione. Ovviamente potete decorare come credete, anche creando delle onde con la spatola.