PRIMI PIATTI

Tortelli di marroni e noci

tortelli di marroni e noci

Fra le cose che più mi emozionano (non ne ho mai fatto mistero) ci sono i regali culinari, quelli preparati con ingredienti genuini che sanno di tradizione, di tempo e di cuore, così come la frutta e verdura coltivate con cura, prodotti tipici legati al territorio e ricette di famiglia. Sono regali per me preziosi, che apprezzo molto e che più di altri riescono a raccontarmi  le persone.

Questa ricetta mi è stata donata. Me ne ha parlato una persona a me cara, con cui ho la grande fortuna di lavorare e dividere la mia quotidianità e che è anche la mia attuale dirigente, Amalia. Lei ha origini partenopee e mugellane, un mix che ha molto feeling con la buona cucina. Questa è una ricetta tipica della sua famiglia, che prepara ancora sua mamma Maria, che ha generosamente condiviso  con me conoscendo la mia passione per le ricette tramandate legate alle origini ed alla territorialità.

Si tratta di tortelli particolari, con un ripieno sostanzioso e dolciastro dato dai marroni, le buonissime castagne tipiche di Marradi, e dalle noci.  Per l’ottima riuscita di questa ricetta sono fondamentali gli ingredienti di prima qualità, quindi delle ottime castagne per esser bollite (qui da noi si chiamano “ballotti” le castagne lessate con l’alloro), delle ottime noci (se potete non usate quelle già schiacciate dozzinali) e olio buono…

Adesso però passiamo alla ricetta.  Questi tortelli si presentano come un buon piatto nutriente che sa di montagna e alimentazione “povera” ma di  gran sostegno. Io ho proposto una mia versione, partendo dalla ricetta tramandata, e devo dire che tutti in casa abbiamo apprezzato. Abbiamo condito questi tortelli dal ripieno compatto e delicato con olio nuovo e scaglie di formaggio (Grana Padano), credo che la prossima volta proveremo con un buon sugo in bianco di salsiccia che ritengo si sposi perfettamente con il gusto saporito ma dolce tipico di queste castagne.

tortelli mugellani di castagne

Tortelli di marroni e noci

Ingredienti (per 4pp. – circa 26 tortelli)

castagne (marroni) lessate g. 250

gherigli di noce g. 110

1 cucchiaino scarso di noce moscata

1 cucchiaio di rum

olio extravergine di oliva

sale q.b.

semola di grano duro g. 250

acqua tiepida ml 110

per condire: olio EVO, pepe macinato fresco, scaglie di Grana Padano

 

Procedimento

Iniziate preparando il ripieno. Sbriciolate i gherigli di noce, con il mattarello riduceteli a pezzetti piuttosto piccoli. Mettete i pezzettini di noce con un giro di olio a tostare un paio di minuti in una padella antiaderente, poi unite la noce moscata e il rum, mescolate.

In una ciotola capiente schiacciate bene i marroni, aggiungete il composto di noci, un po’ di sale e amalgamate bene, si formerà un composto morbido ma ben compatto.

Adesso iniziate a preparare la sfoglia dei tortelli, io ho optato per una sfoglia senza uova, a differenza della ricetta originale, procedete come ritenete, considerate che questa versione regge bene in cottura e rimane morbida. Sulla spianatoia impastate velocemente la semola con la farina e un pizzico di sale. Formate un panetto e lasciate riposare una mezz’oretta. Riprendetelo, con l’ausilio del mattarello stendete un po’, tagliate a strisce spesse e passate dalla nonna papera allo spessore di 2/3 (io preferisco più sottile).  Tagliate dunque a quadrotti di circa 4,5 cm, ponete una noce di ripieno centrale e richiudete premendo bene con i rebbi della forchetta. Cospargete con un po’ di semola.

Cuocete in abbondante acqua salata per un paio di minuti e condite con olio buono, una spolverata di pepe e del buon Grana grattugiato o a scaglie.

DOLCI

Flan Parisien

Una delle migliori qualità che posso attribuirmi senza peccare di vanità è la capacità di trovare il bello in quasi tutto ciò che faccio. In ogni lavoro riesco a scovare qualcosa che riesce ad entusiasmarmi, anche solo  per curiosità e la voglia costante di imparare e migliorarmi. Per ora è così… e mi auguro lo sarà sempre.

Uno dei miei peggiori difetti però è il perfezionismo non per sentirmi brava ma per sentire di aver dato il massimo, questo non è positivo perché mi allontana dal sano “accontentarmi” e mi avvicina all’ossessione di volere sempre di più da me medesima (insomma, una sorta di autosabotaggio 😉 )…

Così è stato pure per questa ricetta del flan parisien, una torta che trovate in quasi ogni buolangerie francese. Una torta fatta di ingredienti semplici, un dessert fatto da un guscio di pasta brisée  riempito da una setosa crema di uova alla vaniglia.  Ho provato varie ricette e ogni volta “buona …ma…” e non mi sono mai accontentata fino a questa che, a mio parere, è sublime.  Adesso venitemi a raccontare che non vi ho sufficientemente convinto a provarla ;-D … 

Flan Parisien

(dosi per uno stampo da 20 cm diamentro – avanzerà un po’ di frolla/brisée)

per il guscio

240 g di farina tipo 1

80 g di burro morbido 

25 g di burro morbido salato

90 g si zucchero

1 uovo medio

30 g di farina di nocciole (o mandorle)

1 cucchiaino di rum

 

per il ripieno

350 ml di latte

70 g di zucchero 

4 tuorli medi

35 g di maizena

100 ml di panna fresca

30 g di burro salato

i semi di una bacca di vaniglia

 

Procedimento

Iniziate sabbiando tutto il burro morbido con la farina tipi 1 e la farina di nocciole, quindi aggiungete l’uovo, lo zucchero e il rum. Formate una palla omogenea e lasciatela riposare in frigo almeno un’ora.

In un pentolino portate a bollore il latte assieme al burro, la vaniglia  metà dose di zucchero. A parte mescolate i tuorli,  con il restante zucchero e la maizena, aggiungete la panna e poco a poco il latte, mescolando bene. Riportate sul fuoco e appena inizia ad addensarsi allontanate.

Imburrate e infarinate uno stampo a cerniera. Stendete sottile la frolla, ricavate un disco della base dello stampo e una striscia alta 3/3,5 cm per il lato. Riponete in frigo una mezz’ora (o 15 minuti in congelatore) Riempite dunque il guscio con la crema alla vaniglia.

Cuocete a forno caldo (io in modalità ventilato) a 165/170 gradi per una quarantina di minuti.

Farlo raffeddare prima di sfornarlo e tagliarlo.

Conservazione in frigo.

 

 

 

ANTIPASTI/ SECONDI PIATTI

Ceviche di gamberoni

Siamo arrivati alla vigilia di un nuovo anno che per me coincide sempre con settembre, mese di ripartenze che a me sta simpatico, seppur spesso viene identificato con il mese dei buoni propositi puntualmente disattesi. Io come sempre mi cerco nuovi obiettivi, se mi leggete da un po’ avrete imparato a conoscermi e non riesco proprio a star a rimandare o attendere il momento giusto per iniziare qualcosa, il momento va colto. Sono ricca di perseveranza e determinazione e certo mi sono entrambe servite, tuttavia non posso affermare che la determinazione sia la vera chiave di accesso per raggiungere il  traguardo che vorremmo, ci sono tante di quelle cose che devono coincidere e incidere… sicuramente però si tratta di  una qualità importante, come l’impegno, non fosse altro per noi e la nostra crescita personale, ciò che conta di più! 

Devo dire che in questa estate ho cucinato , ma soprattutto piatti freddi o veloci, poco elaborati, le temperature sono davvero state proibitive. Questa è una ricetta che non necessita di cottura nella versione originale, dunque perfetta, ed è pure veloce. Si tratta di una ricetta tipica del sud America, chissà se lo conoscete: il ceviche. Si tratta sostanzialmente di pesce crudo marinato nel lime, davvero un ottimo connubio. In questa mia versione però ho preferito saltare giusto due minuti scarsi i gamberoni freschi in padella prima della marinatura,  perché per miei problemi di salute non posso permettermi di mangiare pesce crudo, devo dire che il gusto non ne ha risentito. Ovviamente a voi niente vieta di saltar questo passaggio.

 

Ceviche di gamberi

Ingredienti

gamberi freschissimi

avocado

cipolla rossa

pomodoro

lime

olio d’oliva extravergine

paprika dolce

pepe nero

sale 

Procedimento

Mettete i gamberi già sgusciati e puliti in padella per soli 2 minuti

assieme alla paprika e poi trasferiteli in una recipiente capiente.

Tagliate a cubetti il pomodoro e a listarelle la cipolla,.

Unite le verdure ai gamberi e condite tutto con il succo lime, olio e il sale.

Lasciate marinare tutto per almeno un’ora fino che i gamberi risultino cotti nel succo di lime. 

Prima di servire tagliate a strisce o cubetti l’avocado e spolverate con  poco pepe.

TRAVEL

Portogallo in 7 giorni

Un viaggio on the road in Portogallo in una settimana? Con ritmi incalzanti, km percorsi (in auto e a piedi) è ben possibile. Abbiamo viaggiato fra Porto e Algarve fino ad arrivare a Faro, abbiamo percorso quasi 1700 km in auto e devo dire che li valeva tutti. Il Portogallo era fra le mete europee che ancora mi erano sconosciute, è stata una bellissima scoperta e per me che ho i figli ormai grandi, poterlo ammirare con loro è stata una vera gioia!

Il Portogallo è adagiato lungo la costa atlantica della Penisola iberica, ha un clima mite e  perfetto anche in estate e incanta con colori vivaci e i suoi meravigliosi azulejos, i suoi litorali oceanici e il verde della sua natura. Un Paese che si racconta con le note malinconiche del fado, espressione musicale dell’anima di Lisbona, la famosa ‘saudade’.

Vi condivido qui di seguito il nostro itinerario, siamo arrivati in serata a Lisbona, abbiamo pernottato e poi siamo partiti con questo tour bello ricco:

1 giorno: dedicato a Lisbona, abbiamo visitato molte delle sue bellezze: colazione presso la famosa pasticceria dei Pasteis Belèm. Abbiamo visitato la Praça do Comércio e Arco da Rua Augusta, il Monumento delle scoperte fino alla Torre di Belèm, che è uno dei monumenti più rappresentativi, poi abbimo visitato lo stupendo Monastero Dos Jeronimos. Abbiamo preso il famoso tram 28 fino al Miradouro de Santa Luzia e castello di São Jorge e abbiamo camminato molto fra viuzze e scorci panoramici. Siamo saliti su l’Elevador de Santa Justa, l’ascensore più famoso in stile neogotico e decorato in ferro che conduce in cima a una torre da dove si apre la vista sulla città e sulle colline. Abbiamo passeggiato per il vivace quartiere di Baixa e la sera abbiamo cenato nel suggestivo quartiere dell’Alfama.

Belèm

Monastero de Los Jeronimos

2 giorno: Coimbra, famoso complesso universitario con la sua stupenda biblioteca Joanina, un vero gioiello da ammirare. Nuova sosta lungo il tragitto ad Aveiro, una piccola Venezia che non va certo paragonata alla nostra ma che è davvero incantevole e colorata e che ho particolarmente amato e infine arrivo in serata a Porto (conosciuta anche come Oporto), città superlativa.

Aveiro

Ponte de Dom Luis I – Porto

3 giorno: tutto il giorno a piedi (circa 20 km) e l’abbiamo amata tantissimo, una città piena di tutto ma vivibile. La meraviglia della Chiesa di San Ildefonso, la stazione ferroviaria piena di azulejos, il mercato Do Bolhao, Santa Caterina,  il parco con il Palacio de Cristal, la camminata lungo il fiume Douro, la Cattedrale,  il suggestivo quartiere di Ribeira, il famoso ponte Dom Luis I (opera dell’ingegnere Eiffel), la visita alla distilleria Sandeman e la sosta per sorseggiare il porto, la famosissima Libreria Lello e  la serata in Praça dos Poveiros.

Libreria Lello

Azulejos a Porto

quartiere Ribeira

4 giorno: Tomar: il Convento dell’Ordine di Cristo e la fortezza dell’Ordine dei Cavalieri Templari, una tappa a mio avviso imperdibile e la chiesa Charola.  Abbiamo continuato per il santuario di Fatima (una preghiera non fa mai male) e abbiamo proseguito per la scenografica Nazaré con le sue onde più alte del mondo, patria dei surfisti.

Convento dell’Ordine di Cristo – Tomar

faro di Nazarè

Nazarè le onde più alte dell’Oceano

5 giorno: visita alla medievale cittadino di Obidos, sosta presso Lisbona di nuovo per la tappa allo stadio Da Luz del Benfica e poi ancora sull’oceano a Cabo da Roca, il punto più ad occidente d’Europa. Sosta a Cascais e proseguimento per Sétubal dove abbiamo trascorso la serata e pernottato.

Óbidos

6 giorno: partenza per Algarve. Sosta a Portimão a Praha da Rocha, proseguimento per la scenografica Praha di Marinha, davvero un luogo pazzesco, fra le spiagge più belle d’Europa. Abbiamo poi proseguito per Albufera e camminato con i piedi nell’Oceano a Praha Do Falesia con i suoi colori rosa. Serata nella bella Faro.

Algarve

7 giorno: ripartenza verso Lisbona per visitare Sintra, il suo centro storico, il Palacio Da Pena: uno dei simboli del Portogallo con i suoi colori accesi, le sue terrazze, bastioni decorativi e statue a tema mitologico. Siamo poi riscesi per il Parque Das Merendas e il Palacio National. Nel tardo pomeriggio ci siamo diretti all’aeroporto per il rientro.

Palacio Da Pena

In questo bel viaggio anche il palato è stato soddisfatto, abbiamo mangiato molto bene, soprattutto pesce e, neanche a dirlo, molto baccalà che io adoro … per cui è stato un vero piacere! Usano molto il coriandolo, da me amato, ma è un sapore che non trova buon riscontro con tutti (mio marito ad esempio lo detesta). La cucina è comunque un punto di forza di questo Paese.

E ora veniamo ai consigli pratici:

  • noi abbiamo preso una macchina a noleggio -con full insurance- e ci siamo trovati molto bene con CRV sito Discover Cars
  • vi metto tutte le nostre sistemazioni, ho prenotato tramite Booking, preferisco sempre l’autenticità delle guest house e gli alloggi mi sono tutti piaciuti: Lisbona Room Dream Beato, Porto Dear Porto Guest House, Nazaré GuestHouse Pombinha, Sétubal Hotel Laitau, Faro Villa Monaco. Tutte le strutture le ho azzeccate 😉
  • da sapere: quasi nessuno parla italiano nemmeno nelle località turistiche ma il peggio è che non parlano neppure inglese o perlomeno molto poco. Abbiate con voi cartine delle città,  connessione internet per GPS e una guida da leggere.
  • Lisbona non è molto semplice da girare, non è una città intuitiva e le indicazioni non sono molto curate. Se siete in auto devo avvertirvi che troverete diversi problemi di parcheggio.
  • Porto: la turistica e famosa Livraria Lello necessita di biglietto di entrata prenotabile online, sotto 8 euro, a mio avviso eccessivi, seppur vengono scalati sull’acquisto di un libro, ma non ci sono libri in italiano, solo un paio.
  • Sintra: croce e delizia. La delizia è la cittadina e la meraviglia delle cose da vedere. Andateci la mattina presto per non sclerare nel traffico, davvero assurdo. L’assedio del turismo non organizzato è pazzesco. Le entrate sono costose (devo dirlo) e tutto è davvero poco organizzato e con informazioni scarse.
  • la rete autostradale è buona, comodissimo il loro Telepass, il costo benzina/autostrada è come in Italia. Ci sono pochi distributori, abbiate cura di rifornirvi spesso.
  • ristoranti: non è più il Paese  economico come mi è stato raccontato, i prezzi al ristorante sono di poco inferiori ai nostri. Vi metto il link di alcuni ristoranti che a mio avviso meritano assolutamente di essere provati per location e/o qualità del cibo. A Lisbona nel quartiere Alfama questo ristorante con spettacolo di fado: Arcaz Velho. A Porto sicuramente Guindalense Futebol Clube low cost e che offre un panorama pazzesco al tramonto. Altro ristorante che mi è molto piaciuto è Antù, questo più di livello. Ad Aveiro una trattoria tipica portoghese e defilata (ci sarà fila e non accettano prenotazioni) Picota. A Tomar una trattoria con una conduzione familiare veramente casereccia e la cuoca che cucina il cibo dei Templari e parla (finalmente) inglese: Tasca da Avenida
  • connessione wi-fi buona ovunque
  • per le emergenze il numero è il 112. Servizio effettuato dai Bombeiros.

Viaggiare in famiglia è davvero bello, il Portogallo ci ha stupito e regalato bei momenti che porterò nel cuore  sempre. Caro Portogallo che dirti? Obrigado! 

 

TRAVEL

Venezia: visitarla in un giorno

scorcio di venezia

Venezia è una città unica e inimitabile, colma di meraviglie, ma è possibile visitarla in un giorno? Beh, sicuramente le cose da vedere sono moltissime e certo non saranno sufficienti 24 ore per visitarla in lungo e largo, ma se siete dei camminatori curiosi vi assicuro che potrete goderne la bellezza e visitare molte delle principali attrazioni che offre questa stupenda città lagunare.

Sono stata più volte in questo luogo magico eppure ancora ogni volta riesce  ad incantarmi. Venezia è una città che per sua conformazione  costringe a camminare molto,  spesso  occorre salire e scendere scalini e attraversare vari ponti. Non è facile dunque partire a piedi alla scoperta di questo gioiello se non si è pronti a macinare  km.

Volete un  itinerario? Partendo dalla Stazione di S.Lucia, che si affaccia direttamente sul Canal Grande, si può iniziare subito ad esplorare questa città. Potete dirigervi alla vostra destra, troverete un ponte vetrato che porta a Piazzale Roma, potete partir da lì con il vostro tour, oppure iniziare visitando la bella Chiesa degli Scalzi di Santa Maria di  Nazareth che troverete a sinistra uscendo dalla stazione e poi attraversare il ponte e proseguire  camminando verso il Ponte di Rialto.

Potete dirigervi verso Campo S.Rocco i Frari dove troverete scorci  da fotografare ed edifici da ammirare, nonché la bella casa di Carlo Goldoni, che, nel mio caso, non poteva che essere visitata! Un tuffo nell’atmosfera teatrale dell’epoca, fra i suoi canovacci e fotografie di Eleonora Duse. Nel quartiere inoltre potrete godere delle atmosfere tipiche veneziane e vedere anche  dei bellissimi negozi di maschere.

scorcio a Venezia

maschera veneziana

casa Carlo Goldoni

scrivania Carlo Goldoni

Ponte di Rialto

Scendendo da Rialto consiglio di dirigervi verso il  Fondaco dei Tedeschi, un edificio trasformato in un polo di lusso dove è possibile godere di una vista panoramica dalla sua terrazza al quarto piano (prenotabile gratuitamente on line). Un’altra visita suggestiva non lontana da Rialto è sicuramente quella della Libreria Acqua Alta, considerata una delle più belle al mondo per la sua particolarità.

libreria Acqua Alta

panorama fra le calle

  Proseguendo ancora si trovano molti luoghi che meritano una visita, nonché molti negozi di vetro di Murano davvero estrosi e  carini. Non è facilissimo trovarla, è un tesoro nascosto nella città, ma è davvero meritevole di visita la stupenda  Scala Contarini del Bovolo risalente al 1499, anno in cui Pietro Contarini commissionò la meravigliosa  scala a chiocciola (in veneziano “bovolo”) per “abbellire” ulteriormente questo lato del palazzo, vi garantisco che merita la salita.

Passeggiando per la città appoggiata sul mare non si può non approdare alla splendida Piazza San Marco, la piazza monumentale conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza non opinabile… un luogo che toglie il fiato dalla magnificenza e la Basilica merita assolutamente di essere vista internamente. Napoleone Bonaparte la definì “il salone più bello d’Europa” e non possiamo dargli torto. Fu costruita nel IX secolo e pavimentata nel 1177, dopo 100 anni dalla sua edificazione. Questa piazza, l’unica della città,  è l’area più bassa di Venezia e, perciò, è la prima zona che si inonda con l’acqua alta ahimé, ma i veneziani son ben abituati. Gli edifici più importanti della piazza sono la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale, il Museo Correr, il Campanile e la Torre dell’Orologio dove, nel balcone superiore  due statue in bronzo segnalano il cambio dell’ora. E ad ogni ora quella piazza lascia senza fiato…

Ci sono tantissimi altri luoghi nella zona che meritano una sosta, ad esempio adiacente alla piazza si trova il romantico Ponte dei Sospiri e la Chiesa di San Zaccaria dove potrete ammirare la splendida Pala di San Zaccaria, opera perla del Rinascimento di Giovanni Bellini. Meritano una visita anche i Giardini Reali, dove potrete fare una sosta gradita immersi nel verde e riposarvi all’ombra.

Tutta Venezia è fascino a cielo aperto ed è una città in cui val bene la pena di perdersi, ogni volta ci si può trovare in un angolo magico che incanta. Non temete dunque di non seguire la strada indicata, ogni variazione andrà bene, alzate lo sguardo, osservate le case, i balconi, gli interni dalle finestre aperte, i campanelli… tutto è fascino decadente e fiero.

La sera poi, se trascorrete una notte in quella città, tutto è ancor più suggestivo e ogni scorcio evoca  una favola antica, di quelle belle.

Consigli utili

  • Venezia è facilmente raggiungibile con i treni ad alta velocità. Nel mio caso partendo da Firenze si raggiunge in poco più di due ore. Prenotando per tempo si possono trovare ottime offerte.
  • se volete pernottare a Venezia a prezzi abbordabili scegliete un albergo a Mestre la cui stazione  è collegata con Venezia S.Lucia e si arriva in pochi minuti. Comunque io stavolta ho scelto una sistemazione proprio dietro Piazza San Marco e mi sono trovata molto bene per rapporto qualità/prezzo e gentilezza dello staff, presso l’Hotel Rio
  • se volete spostarvi senza camminare troppo dovete usufruire del vaporetto che non ha prezzi modici, però potete optare per un giornaliero al costo di 25 euro.
  • l’entrata nelle chiese spesso è a pagamento ed è consentita con spalle coperte e abiti sotto al ginocchio, specialmente nella Basilica di San Marco non entrerete se non con questi requisiti.
  • ci sono molte fontane sparse qua e là con acqua potabile, portate una borraccia da riempire.
  • a Venezia i rifornimenti vengono fatti tutti con carrelli/carretti, la logistica non è banale, abbiate rispetto e non occupate per largo le calli (viuzze) consentite il passaggio di chi lavora.
  • molti ristoranti sono acchiappa turisti, con menù falsamente tradizionali e prezzi non proprio modici, ma ci sono molti localini, i bacari, tipo di osterie veneziane a carattere popolare, dove si trova una vasta scelta di vini in calice (ómbre o bianchéti) e i tipici spuntini da aperitivo (cichéti). Se passate da Campiello dei Meloni, vicino a Rialto, val bene una sosta Acqua e Mais dove mangerete cicchetti buonissimi a base di pesce e troverete qui anche la storica pasticceria Rizzardini con i suoi dolci tipici.
  • per passeggiare tranquillamente occorre avere calzature comode e fare attenzione poiché spesso le viuzze sono poco illuminate, anche di giorno.

(L’occasione per  la visita di questa città  stavolta è stato il compleanno di mia mamma, i suoi 70 anni. Lei  non ha mai potuto viaggiare e mai si è concessa vacanze, dunque non aveva mai visto la “Serenissima”, ho  deciso così di regalarle due giorni assieme me a zonzo per le calle veneziane. In realtà sono state 24 ore piene, siamo arrivate in orario di pranzo e ripartite dopo pranzo del giorno seguente, ma siamo riuscite a vedere molti dei luoghi più belli.  Considerate che mia mamma purtroppo non cammina velocemente ed ha difficoltà motorie per problemi di salute, quindi ho calibrato ogni percorso e soste  tenendo conto di ciò, fortunatamente mia mamma è rimasta talmente incantata da tanta bellezza che è riuscita a camminare più delle aspettative e quindi a non pregiudicarsi niente, sono grata di questi giorni così pieni e  preziosi).

DOLCI

Tarte Normande aux Pommes

Le torte di mele rientrano sempre fra le mie torte preferite. Le amo ma non da sempre. Molte ricette le ho iniziate ad apprezzare con l’età adulta, devo dire che i miei gusti nel corso degli anni sono molto cambiati. 

Sono convinta non ci sia niente di più accogliente del profumo della torta di mele in forno, fa subito famiglia, coccola, vita intima. Tuttavia non riesco a sfornare una torta di mele in estate, lo ammetto. Non si tratta di accendere il forno con le temperature proibitive ma proprio del tipo di ricetta che non riesco ad apprezzare con il rialzo delle temperature, come mangiare il panettone in agosto! Sono molto legata alla stagionalità 😉

Per questa ragione vi lascio questa ricetta primo dell’arrivo del clima caldo e ne approfitto anche considerando che sarò molto impegnata con il lavoro (molto moltissimo si può dire???) fino a metà giugno e chissà se potrò postare una nuova ricettina a breve… semmai aspettatemi, ci conto!

Vi lascio questa torta che ho gustato in una boulangerie durante uno dei viaggi del mio cuor, la strepitosa tarte normande aux pommes, sono certa che vi conquisterà al primo assaggio.

 

Tarte Normande aux Pommes

 

Ingredienti 

per la pasta brisée:

farina tipo 1 g 200

burro g 120

zucchero 2 cucchiai

acqua fredda 4 cucchiai

semini di 1/2 bacca di vaniglia

un pizzico di sale

per il ripieno:

3 mele di medie dimensioni

panna fresca ml 150

zucchero g 100

uova 1

fecola di patate g 20

farina di mandorle g 20

Calvados (o Cognac) 2 cucchiai pieni

cannella 1 cucchiaino

 

Procedimento

Mescolate la farina con lo zucchero e il sale. Aggiungete il burro, tolto un’ora prima dal frigo, tagliato a piccoli pezzi  e amalgamate bene con il  resto degli ingredienti.  Quindi aggiungete l’acqua poco a poco finché l’impasto non diverrà  una palla omogenea. Avvolgete l’impasto nella pellicola alimentare e mettete in frigo per almeno un’ora.

Sbucciate le mele, eliminate i torsoli e tagliatele a fettine di circa mezzo cm di spessore. Aggiungete un cucchiaio di zucchero preso dal totale e la cannella.

Mescolate e lasciate macerare. 

Nel frattempo stendete l’impasto a 4/5  mm di spessore, trasferitelo in uno stampo da 26 cm di diametro ben imburrato e infarinato e bucherellate il fondo con una forchetta.

Sistematevi sopra un foglio di carta forno con del riso o dei legumi secchi e infornate a 170 gradi °C per circa 10 minuti. Trascorso  questo tempo, togliete la carta e il peso di riso/legumi e infornate di nuovo per 5 minuti. 

Nel frattempo,  in una ciotola , sbattete l’uovo lo zucchero rimanente, aggiungete, sempre sbattendo, la fecola, la farina di mandorle, poi la panna e il Calvados. 

Sfornate e sistemate sul fondo della crostata le fettine di mela, aggiungete la crema preparata, quasi fino a riempire la crostata. Infornate adesso il tutto a 180°C per 20 minuti circa. A fine cottura, accendete il grill e mettete in alto la tortiera per uno o due minuti,.

Lasciate intiepidire e sfornate.

TRAVEL

Marocco del nord: Tangeri, Chefchaouen e Asilah

Siamo appena rientrati da un’altra nostra zingarata, quelle che tanto ci piacciono e ci consentono di immagazzinare nuove esperienze e ricordi familiari preziosi.

Siamo tornati in Marocco, un angolo di mondo che ci era entrato nel cuore e che ci ha confermato anche stavolta  tutto il suo fascino. Questa volta abbiamo scelto di visitare il Marocco del nord, il nostro giro  è partito da Tangeri, Tétouan, Chefchaouen, Assillah fino a tornare a Cap Spartel/ Tangeri. Complici giornate di sole e temperatura perfetta (25 gradi), sono state davvero giornate piene di km percorsi e luoghi bellissimi da osservare e da vivere.

Questa volta abbiamo viaggiato durante il Ramadan, anche questa è stata un’esperienza immersiva nella cultura islamica. Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico e per loro  un’occasione di purificazione, infatti ogni musulmano raggiunta la pubertà deve digiunare ogni giorno dall’alba al tramonto (con eccezioni per motivi di salute). È il muezzin che annuncia all’alba l’inizio del digiuno, ed è sempre lo stesso che annuncia il termine di questa condizione al calar del sole. Ovviamente per i turisti non sono previste restrizioni in tal senso, tuttavia per rispetto è consigliabile non mangiare, bere o fumare in pubblico, soprattutto se ci si trova lontano dalle blasonate zone turistiche. Diciamo che dal punto di vista turistico questo periodo può essere limitante, poiché ci sono orari ridotti nei trasporti  e nelle aperture delle attrazioni e monumenti, inoltre le attività commerciali non aprono alla mattina come di consueto. Tutto riprende vita nel pomeriggio o addirittura la sera in cui le città si rivegliano, i souk riprendono i loro colori e la notte tornerà brulicante di vita che scorrerà fino ad arrivare nuovamente all’alba silenziosa. Personalmente ho amato vivere il Marocco in questo mese, ho respirato la loro vera tradizione e abbiamo potuto gustare l’iftar, il luculliano banchetto serale dopo l’interruzione del digiuno. 

Siamo approdati a Tangeri dopo due ore e mezza di volo da Roma e la città  ci ha accolti con un sole splendente. Situata all’incrocio tra l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo, si tratta di una  città portuale affascinante che si apre sullo stretto di Gibilterra, grande polo industriale e città multietnica, urbanisticamente in grande espansione.  La sua storia e la sua posizione geografica  la rendono una città piena di tesori architettonici e si respira un’aria internazionale; ci sono molti locali in cui sono passati svariati intellettuali e artisti.  La sua medina, ovvero il suo centro storico che ha il suo cuore in piazza del Petit Socco, famosa per i suoi caffè e ristoranti, ma soprattutto per essere stato uno dei luoghi cult della beat generation. Sempre all’interno della medina si trova il bel Museo della Legazione Americana, che  regala la visione dei tempi della Tangeri internazionale, questo edificio fu donato nel 1821 dal sultano Moulay Suleyman agli Stati Uniti e merita davvero una visita. Durante il nostro soggionro abbiamo scelto di pranzare e cenare sempre in terrazze sui tetti,   ammirare Tangeri dall’alto è un panorama stupendo, decadente e rassicurante che certo mi rimarrà impresso nei ricordi.

Museo della Legazione Americana

le spezie

Il giorno successivo con il nostro driver conosciuto in loco, il mitico Alì (che ci ha accompagnato anche i giorni seguenti nel nostro tour), ci siamo diretti verso la famosa città blu: Chefchaouen, passando da Tétouan. Cosa poter dire di Chefchaouen se non che si è trattato di un grande amore a prima vista? Stupenda. Nascosta nelle montagne del Rif, nel nord del Marocco si nasconde questa incantevole città da visitare con tutta la dovuta lentezza e dove si possono trovare tutte le sfumature del blu. Una meta molto turistica, soprattutto dopo l’avvento di Instagram, che abbiamo avuto la fortuna di visitare in bassa stagione e durante la calma del ramadan, un luogo magico, intenso. È stato bello dormirci, dentro ad un riad con terrrazza panoramica e ammirarla sia nelle ore serali che al mattino, ci ha incantato.

Il terzo giorno siamo ripartiti alla volta di Asillah, passando lungo la costa e le Grotte di Ercole siamo arrivati a Cap Spartel per poi rientrare nella frenesia di Tangeri. Asillah è un cittadina balneare sull’Atlantico, perlopiù bianca e composta, dove si respira trnquillità e arte. Nei vicoli della sua medina, con  le sue porte di accesso e bastioni, che la fanno affacciare direttamente sull’Atlantico, sembra  un po’ di passeggiare all’interno di un castello a cielo aperto, è deliziosa. È siituata a 40 km da Tangeri, sulla costa oceanica, battuta dai venti forti, già si avvia verso il Mediterraneo, con il quale più avanti si unirà, fondendosi, proprio a Cap Spartel.  Quest’ultimo luogo è un  pittoresco promontorio, famoso per i suoi panorami mozzafiato sullo Stretto di Gibilterra specialmente se non c’è foschia. Si trova a  14 chilometri a ovest di Tangeri, l’estrema costa nord-occidentale dell’Africa, è considerato un luogo speciale per il  collegamento tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico e offre viste meravigliose vicino al suo faro che è visitabile.

Asillah

scuola di Asillah

Cap Spartel

 

incontro fra Atlantico e Mediterraneo

E come non parlare della buonissima cucina marocchina? Già ne avevo parlato nel post dedicato all’altro viaggio in questo Paese. I cuoi colori, i sapori intensi ma pur sempre delicati e i profumi avvolgenti ne fanno un’esperienza unica per le papille gustative. Le colazioni ricche e il profumo del caldissimo tè alla menta, i datteri così “datteri” rispetto a quelli a cui siamo abituati, una delizia…

Stavolta ho assaggiato pure la pastilla, un piatto nutriente che mischia dolce e salato, si tratta di  una sfoglia di pasta werqa (più sottile di quella fillo) che racchiude solitamente un ripieno di piccione stufato, spezie, mandorle, cosparsa di zucchero  e cannella. Viene spesso sostituito il piccione con il pollo, noi l’abbiamo mangiata con quest’ultima farcitura, seppur all’inizio fossimo titubanti poi ci è piaciuta molto! 

Pastilla marocchina

Anche in questo viaggio il Marocco, con i suoi abitanti cordiali e gentili, la sua genuinità, i suoi colori accesi, i sui profumi decisi, l’olio di argan, i datteri, le palme, i  gatti ovunque, le  teiere argentate, il tajine, il cous cous, l’oceano ,i suoi turbanti e  il suo fascino decadente e fiero, ci ha conquistato e accolto con tutta la sua bellezza. È un  Paese in cui le giornate sono fatte di un tempo lento seppur pieno, infatti i marocchini dicono a noi europei “voi avete l’orologio e noi il tempo!”… <3

Di seguito qualche consiglio per un viaggio in Marocco del nord:

  • per visitare il Marocco occorre il passaporto
  • se volate con Ryanair: noi abbiamo volato con uno zaino a testa e optato per i posti con assegnazione libera sull’aereo, senza pagare supplementi. Fate attenzione alle misure per i bagagli piccoli da portare in cabina, specialmente in Marocco sono molto fiscali con le misure richieste.
  • non vi occorrono vaccinazioni sanitarie particolari
  • io ho parlato francese e talvolta inglese, tuttavia qui al nord non è così comune, lo spagnolo è invece molto diffuso anche per la vicinanza geografica.
  • la moneta è il dirham marocchino, adesso il cambio è di circa 10 dirham=1 euro. Conviene cambiare i soldi in loco, meglio prelevando in banca rispetto all’aeroporto. 
  • i pagamenti sono perlopiù in contanti, non troverete facilmente modo di poter pagare con la carta di credito, tuttavia ci sono molti bancomat per prelevare a condizione che abbiate  una carta abilitata.
  • vi conviene informarvi per la tariffa telefonica del vostro gestore altrimenti chiamare servendovi del wi-fi quando lo trovate, di solito la connessione è buona. Se viaggiate soli e con auto a noleggio compratevi una sim locale, la trovate anche in aeroporto.
  • prima di partire, non essendo un paese europeo, considerate sempre di stipulare una polizza sanitaria per eventuali spese nei giorni di permanenza.
  • si viaggia in modo tranquillo anche con macchina a noleggio (viene però richiesto un blocco cauzionale su carta di €1.000/1.200) noi per comodità abbiamo preso accordi localmente con un driver. Le strade sono buone, ampie e ben tenute e i limiti di  velocità sono  rispettati. Ci sono moltissimi posti di blocco, non spaventatevi.
  • se prendete un taxi contrattate sempre il prezzo prima di iniziare la corsa.
  • vi sconsiglio di bere l’acqua del rubinetto, evitate se potete anche il ghiaccio nelle bevande. 
  • si tratta di un paese islamico moderato, abbiate comunque massimo rispetto di usi e costumi.
  • specialmente per le donne è raccomandato un abbigliamento adeguato, è buon costume non viaggiare con gambe scoperte e abiti scollati o succinti.
  • non è possibile entrare nelle moschee (l’unica in cui è concesso si trova a Casablanca), non provateci.
  • non scattate foto alle persone senza chiedere prima il consenso.
  • il Marocco è sicuro, tuttavia come ovunque occorre fare attenzione ai borseggiatori nelle zone affollate. 
  • attenzione alle “false” guide che cercheranno di accompagnarvi nei posti per poi chiedervi soldi, soprattutto nella medina
  • nella zona di Tangeri e Chefchaouen ci sono molte coltivazioni di marijuana  o hashish,  la loro  produzione  è considerata illegale, ma le autorità marocchine hanno scelto di tollerarla. Vi  chiederanno spesso in città se volete del fumo (specialmente se siete uomini giovani), basta declinare e non insisteranno, non spaventatevi.
  • nella medina evitate di rispondere male se vi si affiancheranno per proporvi ristoranti,  rimanete gentili, talvolta insistono ma da ricordare che  per loro è fonte di guadagno.

Di seguito vi metto il link dei luoghi in cui abbiamo dormito e nei quali ci siamo trovati benissimo per rapporto qualità/costo, posizione e gentilezza dei gestori:

Spero di esser stata utile. Si tratta di una meta relativamente vicina da raggiungere, un Paese da visitare e da amare, da ringraziare per quanto capace di avvolgere e arricchire, che consiglio di scoprire non appena potrete! 

DOLCI/ Senza categoria

Tartellette pistacchio lampone e cioccolato

Le ricette che sono più elaborate talvolta spaventano, rubano tempo e richiedono più precisione e dedizione delle preparazione sciué sciué, va detto.

Come ogni cosa della vita, però, le salite portano a un panorama più bello e arrivati alla fatidica vetta ci si sente più realizzati, non credete? Io l’ho sempre sostenuto. Certo, so bene che non sempre si ha tempo a disposizione per cimentarsi in dessert più elaborati, magari però durante il fine settimana si può pensare di farlo  e vi posso assicurare, per queste tartellette così golose, il famoso effetto wow! Sono una vera delizia per gli occhi e per il palato.

Per questa ricetta ho usato alcuni prodotti della linea Home Bakery di BABBI, una vera garanzia. Troverete tutto nello shop online, si tratta di una linea  gluten-free di alta qualità dedicata alla pasticceria casalinga. Vi lascio anche il mio codice sconto  (valido per un acquisto di almeno 30 euro)

PEPERONCINO15

Di seguito vi invio la ricetta dettagliata, se la seguirete passo passo non potrete sbagliare!

 

TARTELLETTE AL CACAO CON FARCIA DI PISTACCHIO, GANACHE AL CIOCCOLATO, COMPOSTA DI LAMPONI E MERINGA ALL’ITALIANA

(dosi per 18/20 tartellette)

 

FROLLA CIOCCOLATO

280 g farina

40 g cacao amaro

90 g burro t.a.

50 ml olio mais

1 uovo

1 tuorlo

130 g zucchero semolato

1 cucchiaino colmo di pasta vaniglia BABBI

una punta di cucchiaino di bicarbonato

1 pizzico di sale

 

In una ciotola setacciare le polveri: farina, cacao, bicarbonato e sale. In un’altra ciotola spezzettare il burro, aggiungere lo zucchero semolato, l’olio, la pasta di vaniglia e le uova. Mescolare bene a mano o nell’impastatrice con il gancio a foglia. Aggiungere dunque le polveri e continuare a mescolare bene, deve risultare un impasto omogeneo.Avvolgere in pellicola e far risposare in frigo almeno un’ora.

 

FARCIA: crema frangipane al pistacchio con aggiunta di ricotta

40 g burro

50 g farina di mandorle

40 g zucchero semolato

70 g di pasta di pistacchio BABBI

300 g ricotta vaccina

1 tuorlo

1 cucchiaio di rum

 

Fondere dolcemente il burro. Togliere dal fuoco, in una ciotola amalgamare il burro fuso con la pasta di pistacchio, aggiungere lo zucchero, il rum e mescolare bene, deve presentarsi senza grumi.Aggiungere dunque la ricotta e il tuorlo. Amalgamare bene. Tenere da parte

 

MERINGA ALL’ITALIANA

2 albumi

80 g zucchero a velo

25 g di acqua

1 cucchiaino di pasta vaniglia BABBI

 

In un pentolino portare a bollore uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero a velo. Deve raggiungere la temperatura di 110 gradi (se non avete il termometro orientativamente la temperatura sarà raggiunta dopo il bollore quando il liquido si riabbasserà e le bollicine saranno più piccole). Nel mentre montare a neve ben ferma gli albumi. Aggiungere dunque con le fruste elettriche la pasta vaniglia e lo sciroppo a filo, mescolando con le fruste elettriche. Appena il composto è stabile e leggermente raffreddato porre in frigorifero.

 

Cottura: accendere il forno a 170 gradi. Con l’aiuto di poca farina stendere la frolla e ritagliare con gli stampini la base per le tartellette, bucherellare con i rebbi di una forchetta. Riempire generosamente con la farcia.Infornare a forno caldo in modalità ventilato per 20 minuti circa. Sfornare e far raffreddare.

 

GANACHE AL CIOCCOLATO FONDENTE

cioccolato fondente 70% g 180

100 ml panna fresca

 

Spezzettare il cioccolato. Far arrivare a bollore la panna, togliere dal fuoco e aggiungere il cioccolato fondente m,escolando velocemente per ottenere una ganache priva di grumi. Tenere da parte.

 

TOPPING

composta di lamponi BABBI

granella di pistacchi BABBI

 

Assemblaggio: sformare le tartellette, cospargere con una generosa cucchiaiata di ganache al cioccolato centrale.

Mettere sempre al centro un cucchiaino di composta di lamponi.

Con l’ausilio di una sac à poche decorare a filo bordo con ciuffi di meringa all’italiana.

Cospargere dunque le tartellette con la granella di pistacchi.

EVENTI

Taste Pitti Immagine febbraio 2024

Anche questa volta non potevo perdermi l’edizione del Taste  che si è tenuta dal 3 al 5 febbraio 2024 presso la Fortezza da Basso a Firenze. Si tratta di un evento che mi piace molto e ho trovato l’edizione di quest’anno davvero ricca e  ben organizzata. 

Partecipare al Taste, assaggiare prelibatezze, conoscere la  storia di nuovi prodotti alimentari è davvero di grande interesse oltre che una meraviglia per gli occhi e il palato. Ho avuto il piacere di incontrare nuovamente aziende a me note e di scoprirne altre che mi va di raccontarvi e condividere in questo mio spazio.

Gli assaggi salati sono stati perlopiù di salumi e formaggi veramente di grande qualità.  Di seguito vi parlerò delle degustazioni che più ho apprezzato (alcune già testate nelle precedenti edizioni) e vi consiglio di curiosare nei vari link che vi ho inserito in questo articolo . 

Per i salumi: Grigio del Casentino , il prosciutto tagliato al coltello sul momento è di una bontà unica e la loro coppa per me è davvero superlativa. Ho apprezzato anche la loro simpatia e la loro idea d’azienda. I loro prodotti sono nati per concepire una carne sana, di qualità, etica, gustosa, in tutte le sue declinazioni, sia fresca, cotta e stagionata. 

Altre delizie salate sono quelle proposte dalla storica Gastronomia Marcolin di Padova, una tradizione familiare portata avanti dal 1985. Posso affermare che il loro baccalà mantecato è divino, ogni volta faccio il bis.

Allo stand di Latteria Moro di Moro Sergio ho degustato dei cioccolatini al formaggio e un macaron al carbone vegetale e formaggio che erano la fine del mondo. La loro azienda dal 1930 è la famiglia di affinatori di formaggi per eccellenza in quel di  Oderzo.

Altra realtà che ho ritrovato e che ogni volta incanta il mio palato è il Trombolotto di Simposio di Sermoneta. Si tratta di un infuso/olio aromatizzato, infatti il trombolotto è un limone autoctono del loro territorio, con quest’ultimo viene realizzato un profumatissimo olio pieno di tutte le migliori proprietà del limone e dell’oliva, buonissimo con il pane ma versatile per ogni preparazione culinaria. Io lo adoro, ha un gusto stupendo!

Devo anche dire di aver  bevuto molto bene, ho sorseggiato vini buonissimi, birre artigianali e amari veramente di pregio. Fra tutti mi ha particolarmente colpito una birra artigianale prodotta in Sicilia, a Cinisi in provincia di Palermo. Ho scelto di assaggiarne una con note agrumate di cui mi sono innamorata. Si tratta del Birrificio Bruno Ribadi, vi consiglio di farvi un giro online per acquistare le loro birre!

Fra le proposte dolci, mettendo agli atti che  sono una gran golosa, ce ne sono alcune che a mio parere meritano di esser messe in evidenza, sia per qualità che per storia imprenditoriale. 

Ho assaggiato dei gianduiotti e delle giaconette artigianali che sono un piccolo viaggio in paradiso. Basti notare la maestria del taglio e dell’incarto a mano, si tratta di A.Giordano di Torino, un negozio storico che lavora il cioccolato con una tecnica a mano per modellarlo e rendere ogni cioccolatino davvero unico. 

Mi preme presentarvi anche la deliziosa pasticceria di Antica Dulcinea, i loro amaretti morbidi, le chicche e i tartufi sono un’autentica bontà come anche le loro torte confezionate, fatevi un giro nello shop online e non rimarrete certo delusi…

Infine non posso non parlarvi delle squisitezze di Sprigioniamo Sapori. Qui mi sono pure innamorata dell’idea imprenditoriale. La cooperativa Sprigioniamo Sapori opera all’interno della Casa Circondariale di Ragusa, con un laboratorio di produzione di torroni, croccanti e di altri prodotti dolciari a base di mandorla, pistacchio e nocciola. La cooperativa aderisce all’agricoltura biologica e i loro prodotti della cooperativa sono certificati da ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). Vi consiglio davvero di acquistare i loro prodotti che oltre ad essere ottimi hanno una bella finalità sociale e di impatto ambientale.

Come sempre passare una giornata al Taste è veramente un gran bel viaggio  e consente di conoscere prodotti e aziende che sono davvero un’eccellenza per il nostro Paese. Rimango sempre incantata dalla passione di chi riesce a tenere alta la qualità della nostra cultura  culinaria.  Quest’anno mi sono portata a casa ancor più un pensiero importante. Tutti dovremmo fare in modo di proteggere i nostri prodotti italiani e dovremmo scegliere ciò che mangiamo facendo attenzione alle caratteristiche e provenienza del prodotto, alla filiera, alla distribuzione nonché alla realtà aziendale e alle scelte sostenibili messe in atto. Abbiamo un patrimonio di eccellenze di cui vantarci da proteggere e un pianeta, l’unico a nostra disposizione, da preservare.

 

 

 

DOLCI

Torta Caprese

Eccomi tornata in questo nuovo anno. Ogni nuovo inizio mi carico di obiettivi personali che mi fanno sentire in pace con me stessa, indipendentemente da quanto poi io riesca effettivamente a realizzarli. Ho proprio necessità di pormi nuovi traguardi, per migliorami ed essere un po’ soddisfatta di me. Nonostante ciò, con la maturità, ho acquisito anche la preziosa capacità di riuscire a perdonarmi anche i momenti di “poca carne al fuoco”, e credo sia una conquista importante.

Torno con una golosissima torta della tradizione partenopea, la torta caprese. Si narra che ad inizio del secolo scorso, a Capri in un laboratorio artigianale, un cuoco di nome Carmine di Fiore ha dato vita involontariamente a questa torta capolavoro. Alle prese con la preparazione della torta, forse per distrazione, commise un errore, ovvero si dimenticò di aggiungere la dose di farina necessaria per completare l’impasto della torta. La mise in forno  senza accorgersene e, a fine cottura, presa coscienza della dimenticanza,  la torta non risultò un fallimento ma una vera  prelibatezza : morbida al centro e croccante fuori e conquistò tutti. Quando si dice che certi sbagli portano a strade inaspettate… 

La torta caprese, tripudio di cioccolato e mandorle, è davvero deliziosa e naturalmente gluten free, oltretutto è di semplice esecuzione! Provar per credere …peraltro quella che vi consegno è, a mio avviso, una ricetta perfetta!

 

TORTA CAPRESE

Caratteristiche: Crosticina esterna e umida all’interno. Non contiene farina. Montare gli albumi a neve è importante per dare la giusta consistenza, sono altresì importanti i tempi di cottura che non devono eccedere.

Ingredienti

(per una tortiera da 18/20 cm diametro)

  • 180 gr di farina mandorle 
  • 130 gr di cioccolato fondente di ottima qualità
  • 100 gr di burro 
  • 3 uova medie
  • 120 gr di zucchero semolato
  • buccia grattugiata di 1/2 arancia
  • 2 cucchiai  di Rum
  • zucchero a velo per decorare

Procedimento

Sciogliete a bagnomaria il cioccolato spezzettato insieme al burro. Mettete su fuoco a fiamma bassa girando costantemente fino ad ottenere un composto liscio e privo di grumi. Tenete da parte.

Separate i tuorli dagli albumi. Montate con le fruste elettriche per qualche minuto i tuorli con metà dello zucchero e la buccia d’arancia grattugiata, fino ad ottenere un composto più chiaro e spumoso. Aggiungete il rum e il composto con il cioccolato fuso. Aiutatevi con le fruste elettriche per montare il composto e renderlo liscio e vellutato. Aggiungete la farina di mandorle o le mandorle pelate ridotte in polvere. Questa volta amalgamate il composto  molto bene con una spatola. Il composto risulterà denso.

Procedete adesso montando gli albumi a neve ben ferma, aggiungete il restante zucchero e continuate a montare con le fruste elettriche.

Adesso aggiungete gli albumi al composto, amalgamateli con la spatola dal basso verso l’alto, cercando di non smontare il composto. Alla fine l’impasto sarà  vellutato e gonfio.

Versate il composto ottenuto nello stampo imburrato e infarinato (se volete mantenere la caratteristica gluten free usare l’apposito staccante). Accendere il forno a 180 gradi (io ho usato la modalità ventilata ma andrebbe usato statico). Cuocere nella parte bassa per circa 30/35 minuti. Fate la prova stecchino poiché non deve seccarsi, ma rimanere umida all’interno.

Lasciate raffreddare in teglia per almeno un’ora. A questo punto sformatela e cospargetela con lo zucchero a velo.

Se la consumate il giorno successivo risulterà ancora più buona!

 

 

DOLCI

Pandoro al cioccolato

Nel periodo natalizio si amplificano i ricordi e talvolta arriva un po’ di nostalgia. Non faccio mistero di quanto io senta la mancanza dei periodi in cui davvero si leggevano i blog, ci si soffermava su preparazioni, ricette più strutturate e impegnative e si condividevano conoscenze e imparavano nuove cose.

Con l’avvento selvaggio social del tutto e subito, facile e veloce, nessuno si cimenta più in letture reali e tutto deve essere visualizzato e incamerato velocemente, una sequenza in velocità che distrae dalle corse quotidiane ma che spesso non dà affezione e non è formativo per un appassionato di cucina. Immagini, video di pochi secondi, ricetta pronta, via ad un altra ricetta…

Bisogna adeguarsi al cambiamento, ai tempi. Si tratta di evoluzione inarrestabile talvolta.

Credo però, che talvolta per fare un passo avanti occorrerebbe farne uno indietro, talvolta tornare a buone abitudini servirebbe, ne gioveremmo. Ovviamente rimane un mio pensiero che condivido qui, nello spazio che più mi è caro.

Adesso la ricetta, che avevo visto da una cara amica molto brava coi grandi lievitati e che poi ho fatto mia. Quando si parla di grandi lievitati si parla senza dubbio di preparazioni non semplici e sicuramente un po’ complicate. Se avete un po’ di dimestichezza sappiate che seguendo la ricetta passo passo otterrete un ottimo risultato e l’effetto wow sarà garantito!

Mi metto avanti, vi auguro davvero di passare delle giornate con attorno chi amate, son sempre le persone che contano, non certo le cose. Vi auguro di riuscire a condividere con generosità e gentilezza, che la condivisione è la più grande ricchezza per noi stessi e indice del nostro valore.

Auguri di cuore

 

 

PANDORO AL CIOCCOLATO

Note importanti: stampo per pandoro, impastatrice, pasta madre forte (ovvero rinnovata almeno 3 volte con la stessa farina che userete per il pandoro nelle 48 ore precedenti)

partenza ad esempio sabato ore 18:00

 

Primo impasto

245 g farina per grandi lievitati (almeno W320)

100 g di pasta madre solida

90 g burro (di ottima qualità, meglio francese o danese)

60 g di acqua

30 g di albume (circa 1)

75 g di zucchero semolato

75 g di tuorli (circa 3 /4)

sale un pizzico

 

Emulsione aromatica

10 g di burro sciolto

8 g di miele di acacia o millefiori

semi di mezza bacca di vaniglia

½ cucchiaino di cannella in polvere

scorza di un’arancia bio grattugiata

 

Procedimento

Partite preparando l’emulsione. Amalgamate bene tutti gli ingredienti, coprite con pellicola e riponete in frigo fino all’utilizzo.

Passate al primo impasto. Nella ciotola dell’impastatrice sciogliete lo zucchero in acqua, aggiungete l’albume, la pasta madre a pezzi e iniziate ad impastare con il gancio a foglia. Dopo un minuto aggiungete la farina. L’impasto risulterà grezzo, grumoso, cercate di far prendere corpo.

A questo punto iniziate ad inserire i tuorli in tre volte, avendo cura che ogni volta siano ben assorbiti. Sostituite la foglia con il gancio e continuate ad impastare, non superate la velocità 2.

Adesso aggiungete il burro sempre in tre volte. Dovrà formarsi il velo, bello resistente, l’impasto deve risultare incordato.

A questo punto far livitare in un recipiente coperto da pellicola a non più di 28° (io in forno con lucetta accesa) per 12/14 ore circa.

 

Secondo impasto

ore 8:00 del secondo giorno

 

tutto il primo impasto

100 g farina per grandi lievitati (almeno W320)

25 g cacao amaro in polvere

80 g burro (di ottima qualità, meglio francese o danese)

30 g di pasta gianduia (io Babbi)

80 g di tuorli (circa 4/5)

40 g di acqua

30 g di zucchero semolato

10 g di cioccolato bianco (sciolto a bagno maria)

2 g sale

120 g di gocce di cioccolato fondenti

 

Procedimento

Partite riponendo il primo impasto in frigo almeno un’ora prima dell’utilizzo.

Setacciate bene assieme cacao e farina. Nella ciotola dell’impastatrice sciogliete lo zucchero in acqua, aggiungete la farina e il cacao, iniziate ad impastare con il gancio.

Adesso aggiungete in una volta tutto il primo impasto freddo più l’emulsione aromatica preparata.

Impastate per circa 15 minuti a velocità 2, passaggio importante per l’impasto.

A questo punto iniziate ad inserire i tuorli in tre volte, avendo cura che ogni volta siano ben assorbiti. Procedete aggiungendo il cioccolato bianco e il burro sempre in tre volte. Infine aggiungete la pasta gianduia e il sale. Dovrà formarsi un velo strutturato, trasparente.

A questo punto ribaltare l’impasto su un vassoio (io d’acciaio) imburrato, tenere scoperto per 35/40 minuti pirlandolo almeno 3 volte (per la pirlatura se non conoscete la tecnica vi suggerisco di guardare in rete). Dopo le pirlature far livitare altri 15 minuti.

Trasferite dunque nello stampo ben imburrato e coprite con pellicola. Fa lievitare a 26° (in forno con lucetta accesa) per 6 ore circa. L’impasto dovrà raggiungere un cm dal bordo.

Cuocere quindi in forno caldo a 160° (io in modalità ventilato) per 35/40 minuti. Se notate che la superficie si scurisce troppo coprite gli ultimi 5 minuti con la carta d’alluminio.

Far raffreddare almeno un’ora prima di sformarlo.

 

Glassa al caffé (facoltativa)

80 g di zucchero a velo

caffè ristretto q.b.

 

Una volta sformato e raffreddato potete procedere a guarnirlo con la glassa al caffè.

Mescolate lo zucchero a velo con il caffè mettendone mezzo cucchiaino per volta e mescolando affinché risulti una glassa della giusta consistenza per essere colata sopra.

DOLCI

Castagnaccio toscano

La farina di castagne è stata in tempi remoti un validissimo aiuto nutrizionale, basti pensare che anticamente il castagno era anche chiamato “albero del pane” proprio per le caratteristiche altamente nutritive dei suoi frutti.

La mia famiglia materna ha origini montanine, ragion per cui in casa mia la farina dolce non è mai mancata. Abbiamo anche avuto la fortuna di averne di ottima qualità, fatta con castagne del territorio lavorate e seccate come tradizione comanda.

Devo dire che io amo più gustarmi le castagne cotte, frugiate (o bruciate che dir si voglia) o ballotti, e meno le preparazioni con la farina di castagne. Tuttavia necci, frittelline dolci e il mitico castagnaccio, mai possono mancare in autunno nella mia casa. Specialmente del castagnaccio son golosi mia mamma e mio marito, per loro è davvero un dolce irresistibile.

La ricetta è semplice, veloce e metterà d’accordo tutti poiché naturalmente vegana, vegetariana, gluten free e senza aggiunta di zuccheri ulteriori. Cosa chiedere di più? Credo vi resti solo di provarla se non la conoscete 😉

Castagnaccio toscano

(teglia di 20×30 oppure di diametro di 26 cm)

farina di castagne g 400

acqua ml 500

uvetta g 70

pinoli g 40

8 noci (gherigli tritati)

rosmarino

una punta di cucchiaio di bicarbonato (facoltativa)

olio extravergine di oliva

 

Procedimento

Per prima cosa mettete in ammollo l’uvetta.

Setacciate bene la farina di castagne e la punta di bicarbonato (si può eventualmente omettere ma ha il suo perché) e aggiungete pian piano l’acqua. Mescolate bene per ottenere un impasto liscio che cade a nastro.

Aggiungete dunque l’uvetta bene strizzata, pinoli e noci, poco rosmarino tritato, e amalgamate.

Ungete bene la teglia dove verserete il vostro impasto. Decorate la superficie con rosmarino, pinoli e noci e un bel giro di olio.

Infornate a forno caldo in modalità ventilata a 200 C per circa 15/20 minuti (non deve abbrustolirsi).

Servite tiepido e tagliato con i tipici quadrotti. Si accompagna bene a dell’ottima ricotta fresca.